AGI - I parassitoidi nell’Artico stanno diminuendo drasticamente, rivoluzionando la fauna della regione e compromettendo gli ecosistemi che dipendono dalle azioni di questi piccoli insetti.
Lo studio di Global Change Biology
A rivelarlo uno studio pubblicato sulla rivista Global Change Biology e condotto dagli esperti dell’Università di Helsinki, che hanno collaborato con collaboratori associati a istituti di Groenlandia, Canada, Russia, Norvegia, Finlandia e Islanda per confrontare le regioni in cui il clima è cambiato a ritmi e modi diversi negli ultimi decenni. “I predatori in cima alla catena alimentare – commenta Tomas Roslin dell'Università di Helsinki e dell'Università svedese di scienze agricole (SLU) – forniscono informazioni sul resto delle prede. I nostri risultati aumentano la comprensione del profondo impatto che il riscaldamento globale sta provocando in natura”.
L’esperto sottolinea che nelle comunità di insetti artici è possibile notare segni evidenti del cambiamento climatico. “Nelle aree più colpite dai fenomeni climatici – aggiunge Tuomas Kankaanpää, primo autore dello studio e docente presso l’Università di Helsinki – la percentuale di predatori sensibili al freddo è decisamente maggiore. I parassitoidi sono feroci predatori ma sensibili ai cambiamenti delle condizioni climatiche e dato che l’Artico sta subendo enormi mutazioni da questo punto di vista, costituisce un campo di analisi ideale per osservare gli effetti del cambiamento climatico sulla natura”. Il team ha analizzato vespe e mosche parassitoidi, i predatori più numerosi e ricchi di specie dell’Artico, le cui larve si sviluppano all’interno di un individuo ospite, spesso provocandone la morte.
“I nostri dati – osservano i ricercatori – mostrano che le popolazioni di questi insetti si stanno modificando a causa delle variazioni nella temperatura”. Gli autori spiegano che i parassitoidi possono essere classificati in base all’animale su cui o in cui possono deporre le uova e all’effetto che l’azione parassitaria sortisce: alcuni manipolano le difese immunitarie dell'ospite per sopravvivere, altri si nutrono dell’ospite come i comuni predatori.
"Possiamo ancora intervenire"
“Queste diverse strategie – prosegue Kankaanpää – si riflettono direttamente nella sensibilità dei gruppi di insetti alle condizioni climatiche. Ma possiamo ancora intervenire”. L’esperto aggiunge che confrontare le comunità di organismi nei diversi periodi temporali può aiutare a prevedere gli effetti del cambiamento climatico, monitorando le comunità tipiche delle regioni più fredde e verificando se e quando iniziano a conformarsi alle popolazioni di insetti tipiche delle zone più calde.
“Nell’Artico – precisa Roslin – il cambiamento climatico e le disparità regionali sono piuttosto accentuati. Grazie alla collaborazione con i gruppi di ricerca presenti nella regione, siamo in grado di ricostruire un quadro complesso con risorse realistiche. Questo tipo di cooperazione è davvero proficuo e può aprire la strada a nuove scoperte”. Gli autori concludono spiegando che, sebbene siano stati di ispirazione per storie macabre o horror, come il lungometraggio Alien, in cui le larve dell’entità extraterrestre venivano depositate all’interno dell’ospite per ucciderlo alla nascita, i parassitoidi svolgono anche un ruolo chiave per la vegetazione, allontanando gli insetti erbivori e mantenendo rigogliosi prati e giardini.