AGI - Non si sarebbero estinti i cani cantanti della Nuova Guinea (Canis hallstromi). Una spedizione scientifica guidata da James McIntyre, un ricercatore sul campo e fondatore della New Guinea Highland Wild Dog Foundation, avrebbe permesso di individuare alcuni esemplari di questi rarissimi animali, lontani cugini dei dingo australiani, nei pressi di una miniera d’oro.
Questi cani furono osservati per la prima volta nel 1821, ma intorno agli anni ‘70 dello scorso secolo si è perso ogni loro riscontro in natura, anche se, la gente del posto ha affermato per anni di aver occasionalmente sentito il lamento dei cani.
Attualmente si stima che almeno un paio di centinaia di esemplari sopravvivano in cattività. Le analisi genetiche effettuate sui campioni prelevati e comparate proprio con i geni dei pochi cani ululanti che si trovano in cattività e quelli dei dingo, oltre che di altre 160 razze canine, hanno permesso di confermare che i cani selvatici appartengono proprio a questa particolare razza.
Nell’articolo pubblicato oggi su Pnas i ricercatori spiegano che i cani selvatici degli altipiani e i cani cantori della Nuova Guinea hanno profili genetici quasi identici. Entrambi sono anche strettamente legati ai dingo e leggermente più distanti ad altri cani di origine dell'Asia orientale come il chow chow, l'Akita e lo shiba inu. Il genoma dei cani cantanti della Nuova Guinea si è degradato a causa della consanguineità e il genoma dei cani selvatici degli altipiani contiene frammenti di cani del villaggio locale, ma sono essenzialmente lo stesso cane, spiega la coautrice dello studio Elaine Ostrander, genetista presso l'US National Human Genome Research Institute.
Ciò li renderebbe "una popolazione fantastica per la biologia della conservazione", dice. Afflitto da anni di consanguineità, i ricercatori temono che i cani cantanti in cattività potrebbero presto avere problemi a riprodursi. Se potessero essere allevati con questi cani delle Highlands, potrebbero preservare la popolazione e reintrodurre parte della diversità genetica che è andata persa in anni di prigionia. È anche possibile, aggiunge, che ulteriori studi sui genomi dei cani potrebbero rivelare come e perché i cani mantengano un repertorio vocale che è "come nient'altro che abbiamo sentito in natura".