AGI - La somministrazione di Fentanyl, un oppioide usato come antidolorifico o droga ricreativa, a uno stormo di uccelli canori porta gli animali a riprodurre delle canzoni che sembrano jazz in forma libera, molto simili alle melodie emesse quando la presenza di compagni stimola sensazioni positive. Lo hanno scoperto gli esperti dell'Università del Wisconsin Madison, che hanno pubblicato un articolo sulla rivista Scientific Reports per rendere noti i risultati del loro studio, basato sulla teoria che quando gli uccelli cantano, il loro cervello produce oppioidi in grado di provocare una sensazione di piacere. "Gli uccelli emettono suoni e canti per diversi motivi - spiega Lauren Riters, biologa presso l'Università del Wisconsin Madison - per piacere, per trovare un compagno, per delimitare il territorio o per altre ragioni. Se vengono somministrate piccole dosi di Fentanyl, il canto suona quasi come il jazz".
Il team ha scoperto che i suoni emessi a seguito del Fentanyl erano simili a quelli che gli animali producono quando si radunano in stormi. "Quando si esercitano - continua l'esperta - provano diverse canzoni, ripetono le stesse sequenze, aggiungono note o melodie. Sembra proprio di sentire il jazz in forma libera. Ci sono stati diversi studi volti a indagare la produzione e lo sviluppo del canto degli uccelli, ma è la prima volta che si cercano le motivazioni dietro alle emissioni".
Per comprendere meglio il piacere che deriva dal canto, il gruppo di ricerca ha esaminato il comportamento di un gruppo di storni europei. "I nostri risultati - osserva Riters - suggeriscono che la presenza di compagni nello stormo provoca una sensazione positiva negli uccelli, che continuano a produrre canti sociali per il piacere che ne traggono. Cantare aiuta gli uccelli a mantenere uno stato emotivo positivo". L'autrice spiega che gli uccelli, come la maggior parte degli animali, quando sono a proprio agio producono sostanze chimiche che svolgono un ruolo fondamentale nello sviluppo di comportamenti sociali. "Abbiamo voluto verificare le interazioni con le sostanze chimiche - prosegue la scienziata - somministrando agli uccelli del Fentanyl, che ha innescato dei cambiamenti nel canto degli animali. Abbiamo dimostrato che gli oppioidi sono direttamente collegati alle modalità e alla frequenza con cui gli uccelli cantano".
La ricercatrice precisa che il rilascio di oppioidi sembrava anche collegato alla riduzione dei comportamenti legati allo stress e che l'uso di sostanze chimiche in grado di disattivare i recettori di oppioidi nel cervello hanno provocato un volume notevolmente minore di canti. "Il nostro lavoro - sostiene Riters - dimostra che la presenza di compagni può portare naturalmente al rilascio di oppioidi nel cervello degli uccelli e produrre uno stato di positivita' che porta all'emissione di canti". Secondo il team, questo collegamento potrebbe essere attivo anche in altri animali. "In questo caso - conclude la biologa - potrebbe esistere una connessione neurale conservata dal punto di vista evolutivo che regola comportamenti sociali intrinsecamente ricompensati. Questo potrebbe potenzialmente aiutare la scienza a sviluppare trattamenti destinati alle persone socialmente escluse".