AGI - Anche le mangrovie, foreste di piante con radici acquatiche che popolano le regioni tropicali, soffrono l'intervento dell'uomo: sono vittime infatti della deforestazione, con la quale si fa spazio ad agricoltura e acquacoltura.
È quanto emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Global Change Biology e condotto dagli esperti del centro Goddard della Nasa e l'United States Geological Survey Landsat, che hanno elaborato la prima mappa delle cause del cambiamento negli habitat globali delle mangrovie, degli arbusti resistenti che crescono nei terreni salati, umidi e fangosi delle coste tropicali e subtropicali della Terra e proteggono le coste dall'erosione e dai danni provocati dalle tempeste.
"Queste particolari specie - spiega Lola Fatoyinbo Agueh, scienziata ambientale presso il Goddard Space Flight Center della Nasa - immagazzinano il carbonio nelle loro radici, nei tronchi e nel suolo, e forniscono habitat per specie marine commercialmente importanti. Il nostro lavoro evidenzia la necessità di strategie che tengano conto delle cause naturali della perdita di mangrovie per spingere verso la conservazione della specie".
L'esperta aggiunge che la mappa andrà a beneficio dei ricercatori che studiano gli impatti del ciclo del carbonio e potrebbe aiutare le organizzazioni di conservazione a identificare i modi più adeguati per proteggere questi habitat costieri vitali.
"Nel 2010 - continua la scienziata - le mangrovie coprivano circa 85mila chilometri quadrati delle coste terrestri. La maggior parte di questi ecosistemi si trova nel sud-est asiatico, ma esistono in tutte le latitudini tropicali e subtropicali del globo. Le mangrovie forniscono protezione del litorale da tempeste estreme e maremoti, perché sono in grado di accumulare il terreno che giunge dal monte o dalla costa".
L'autrice ricorda che le mangrovie sono state minacciate dalla deforestazione per decenni: l'agricoltura e l'acquacoltura, lo sviluppo urbano, la raccolta di arbusti e in generale l'azione antropica hanno causato la perdita di oltre un quarto delle foreste di mangrovie negli ultimi 50 anni.
"I fattori di perdita - sostiene Fatoyinbo - sia umani sia naturali, sono diminuiti". Il team ha utilizzato immagini ad alta risoluzione raccolte dai satelliti dell'Agenzia spaziale americana e algoritmi di apprendimento automatico per creare una mappa ad alta risoluzione delle perdite di mangrovie tra il 2000 e il 2016, distinguendo i fattori che hanno influenzato tale processo.
"Secondo i nostri risultati - commenta Liza Goldberg, stagista presso la Nasa e autrice principale dell'articolo - quasi duemila chilometri quadrati di foreste di mangrovie sono state perse durante il periodo di studio, pari a circa il due percento delle mangrovie a livello globale. Il 62% delle perdite era dovuto a cause umane, principalmente agricoltura e acquacoltura, e il 38% è dipeso da cause naturali".
Secondo la studentessa, questo dimostra che l'efficacia degli sforzi di conservazione sta aumentando, anche se in alcune aree la perdita è stata già troppo ingente e non ci sono più alberi da considerare. "Il punto cruciale - affermano gli autori - è che gli sforzi di conservazione e restauro dovrebbero continuare, perché le mangrovie sono vitali per il ciclo del carbonio terrestre". Il gruppo di ricerca sta collaborando con organizzazioni no profit e altre organizzazioni per un'applicazione concreta dei dati, e in futuro spera di riuscire a effettuare stime precise sulle emissioni di carbonio e la situazione delle mangrovie nel globo.