Solo meno di un terzo dell'Antartide resta ancora completamente incontaminata e priva dell'influenza diretta dell'uomo. Almeno secondo uno studio condotto dalla Monash University di Melbourne, in Australia, e pubblicato sulla rivista Nature. L'analisi pone la necessità di maggiori protezioni ambientali in questa regione remota del nostro pianeta.
Negli ultimi 50 anni la ricerca scientifica in Antartide è cresciuta significativamente e in parallelo l'attività umana ha subito un'accelerazione, con la presenza di un numero sempre più grande di ricercatori in visita per comprendere meglio l'impatto della regione sull'innalzamento globale del livello dei mari.
Anche le crociere in Antartide stanno crescendo: prima della pandemia, quest'anno si erano attesi circa 50.000 turisti. Per valutare se le attuali protezioni legali per l'Antartide siano sufficienti a fronteggiare questa pressione, Steven Chown alla Monash University di Melbourne e i suoi colleghi hanno analizzato 2,7 milioni di documenti riguardanti gli ultimi due secoli di attività umana nel continente.
Sulla base di quattro definizioni accettate di deserto utilizzate a livello globale, gli studiosi hanno calcolato che tra il 99,57 e il 100 per cento dell'Antartide può essere considerato deserto. Tuttavia, quando il team ha ristretto la definizione di deserto a quella di "aree che non sono mai state visitate dagli esseri umani", la percentuale è precipitata a circa il 32 per cento. Queste aree incontaminate sono considerate importanti per la biodiversità della regione come base per misurare il crescente impatto dell'attività umana e perchè 12 Paesi hanno promesso esplicitamente di proteggerle ai sensi del Trattato Antartico, un accordo che promuove tra le altre cose la cooperazione scientifica nella regione.
"Se vogliamo davvero mantenere intatta l'Antartide, cosa che hanno detto tutte le nazioni che hanno aderito al trattato, c'è ancora qualcosa da mantenere? Non risulta molto", afferma Chown. Per di più i risultati probabilmente sottostimano quanta parte della regione è stata toccata dagli esseri umani. I registri sull'attività umana non tengono conto di alcune spedizioni di ricerca attuali e i dati sull'attività dell'era sovietica possono essere incompleti.
Ad esempio, la British Antarctic Survey (BAS) una volta si imbatté nella penisola antartica sud-orientale in un edificio russo non registrato, risalente agli anni '70. Peter Convey, del BAS, non coinvolto in quest'ultimo studio, afferma che la ricerca fornisce "un grande contributo alla nostra conoscenza dell'impronta umana in Antartide e fornisce dati potenzialmente utilizzabili nella pianificazione di ulteriori aree protette".