AGI - Un mini robot di plastica, realizzato in polimeri reattivi e mosso dal magnetismo e dalla luce, potrebbe essere in grado di catturare le particelle contaminanti e trasportarle per analisi diagnostiche. L’incoraggiante prospettiva è il frutto di uno studio, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, condotto dagli esperti dell’Università della Tecnologia di Eindhoven. Gli scienziati si sono ispirati alla struttura e al movimento dei polipi Antozoi, che costituiscono i coralli, per sviluppare un piccolo robot wireless.
“Questi animali – afferma Marina Pilz Da Cunha, dottoranda presso l’Università di Eindhoven – hanno una sorprendente capacità di interagire con l’ambiente attraverso correnti autoprodotte. Lo stelo crea delle correnti che muovono le fonti di cibo, che vengono raccolte dai tentacoli, il nostro dispositivo funziona in modo simile”. La ricercatrice aggiunge che il robot misura circa un centimetro quadrato, lo stelo reagisce al magnetismo, mentre i tentacoli reagiscono alla luce diretta.
“La combinazione di diversi stimoli è complicata – prosegue l’esperta – perché richiede una delicata preparazione del materiale, ma in questo campo può rivelarsi davvero utile, perché consente di eseguire cambiamenti di forma complessi”. L’autrice precisa che le diverse lunghezze d’onda portano a effetti diversi.
“Come nuova funzionalità – spiega Pilz Da Cunha – questo robot può afferrare e rilasciare oggetti sott'acqua, ed il suo movimento non dipende dal calore generato dalla luce, come nella maggior parte di dispositivi fototermici, ma dalla luce stessa, e può mantenere il suo stato finché non riceve nuovi stimoli, in questo modo può trasportare materiale, come sostanze inquinanti”.
Stando a quanto emerge dai risultati, il robot è inoltre in grado di adattarsi alla composizione del liquido circostante, sia in acqua salata che in presenza di contaminanti. “Il prossimo obiettivo – conclude Pilz Da Cunha – è quello di realizzare robot che possano lavorare insieme, in modo da trasportare le particelle, o un robot di dimensioni ridotte che possa nuotare, che potrebbe rivelarsi utile nelle applicazioni biomediche. Per realizzare questo obiettivo dobbiamo calibrare meglio le lunghezze d'onda a cui il materiale risponde, ma si potrebbero raccogliere gruppi di cellule specifici”.