Attualmente nel mondo esistono solo due esemplari di rinoceronte bianco settentrionale, e si tratta di due femmine, Najin e Fatu, e si trovano entrambe presso l'Ol Pejeta Conservancy nel Kenya centrale.
Un team internazionale di scienziati provenienti da diversi istituti ha però elaborato un piano per salvare la specie dall'estinzione certa, che si basa sulla fecondazione assistita realizzabile grazie a campioni di liquido seminale prelevati da alcuni esemplari e conservati in laboratorio.
"Esistono due varietà di rinoceronti bianchi in Africa: il settentrionale, di cui sono rimasti solo due esemplari, e il meridionale, più diffuso. Abbiamo tentato invano procedure di inseminazione tra le due varietà, e poi abbiamo provato a creare un embrione in laboratorio, ma la difficoltà era riuscire a isolare e prelevare un ovulo fertile", spiega alla BBC News Thomas Hildebrandt, dell'Istituto Leibniz per la ricerca sugli zoo e la fauna selvatica (IZW), a Berlino.
"Le ovaie delle rinoceronti si trovano a circa 1,5 metri all'interno delle membra, e non si può inserire un tubicino dalla vagina come accade nella fecondazione assistita umana o equina. Non è praticabile nemmeno un'incisione sull'addome come si fa nei grandi felini, perché la pelle dei rinoceronti è spessa circa 5 cm e non si rimargina facilmente", prosegue l'esperto, aggiungendo che per questo motivo il suo team ha realizzato uno strumento che si può inserire nella fessura anale, con un lungo ago in grado di perforare un follicolo ovarico ed estrarre un ovulo.
"Bisogna fare molta attenzione, o si rischia di compromettere vasi sanguigni dal diametro paragonabile al braccio di un bambino. Per evitare di provocare emorragie interne, utilizziamo anche uno scanner 4D per eseguire la procedura in sicurezza. In questo modo l'effetto sulla rinoceronte è minimo", commenta Hildebrandt, specificando che un’ulteriore difficoltà è data dal tempo massimo di sedazione di due ore, prima che la paziente possa riportare danni.
Lo scorso anno grazie a questa procedura il team ha estratto 19 ovuli in totale da Najin e Fatu. Per la fecondazione in vitro il testimone è stato passato in mano al team di Cesare Galli, del laboratorio privato Avantea in Italia. "Dopo anni di sperimentazione, abbiamo trovato un metodo efficace per trattare i campioni e formare un embrione. Attualmente nei nostri laboratori sono conservati due embrioni sani che ora hanno bisogno di essere trapiantati in un grembo materno, anche se Fatu e Najin non sono adatti", afferma Galli.
"Fatu non è in grado fisicamente di portare a termine una gravidanza, mentre Najin ha le zampe posteriori troppo deboli, il che potrebbe compromettere la sopravvivenza del feto, oltre che la sua", sostiene Stephen Ngulu, veterinario presso la Ol Pejeta Conservancy.
"L'idea è quella di utilizzare surrogati della varietà meridionale, anche se sono ancora molte le cose che non conosciamo del sistema riproduttivo dei rinoceronti", aggiunge Galli, ricordando i tentativi di impianto precedentemente falliti. "Non tutti gli animali scandiscono l'accoppiamento con il ciclo mestruale, alcuni rilasciano ovuli durante l'accoppiamento. Se fosse così anche per i rinoceronti, potremmo procedere a impiantare l'embrione dopo la consumazione di un rapporto, il che potrebbe aumentare le probabilità di riuscita della gravidanza", osserva ancora Ngulu.
"Procederemo con questo piano, sono andato personalmente a rintracciare gli esemplari di rinoceronte e ho pensato che forse abbiamo la possibilità di salvare questa specie preziosa dall'estinzione", conclude l'esperto.