Una significativa fonte di carbonio è stata scoperta nell'Artico da un team della Florida State University, che ha pubblicato i dettagli dello studio sulla rivista Nature Communications. I ricercatori hanno analizzato i flussi di materia organica nelle acque costiere dell'Artico, provenienti da acque sotterranee in cima al permafrost ghiacciato.
"Riteniamo che l'acqua, che si sposta dalla terraferma al mare, possa trasportare significative concentrazioni di carbonio e nutrienti nelle reti alimentari costiere dell'Artico”, afferma Robert Spencer, della Florida State University, che ha collaborato con chimici e idrologi dell'Università del Texas presso il Marine Science Institute di Austin, la UT Austin Jackson School of Geosciences e il Fish and Wildlife Service degli Stati Uniti.
"Sappiamo però che ci sono ancora molte lacune nella nostra conoscenza. Le acque sotterranee sono note per il loro ruolo di approvvigionamento oceanico di carbonio e nutrienti, mentre non era ancora chiara la loro funzione in Artico, dove si riteneva che il terreno perennemente ghiacciato, o permafrost, limitasse il flusso di acqua sotto la superficie della tundra", prosegue il ricercatore.
"Siamo stati molto sorpresi di rilevare che le acque sotterranee in Artico potrebbero contribuire con quantità di sostanze organiche pari a quelle provenienti dai fiumi limitrofi", aggiunge Jim McClelland, docente presso l'UT Austin Marine Science Institute, spiegando che il carbonio in Artico, non essendo mai stato esposto alla luce solare, non presenta fotodegradazione.
"La luce solare può decomporre il carbonio organico, mentre in questo caso non ci sono segni di degrado. Questa scoperta potrebbe rappresentare una nuova e importante fonte di combustibile per le reti alimentari costiere locali", sottolinea Craig Connolly del Marine Science Institute.
"Speriamo che il ruolo che le acque sotterranee svolgono nel ciclo del carbonio e dei nutrienti negli ecosistemi costieri dell'Artico possano suscitare interesse nella ricerca per gli anni a venire, specialmente visti i cambiamenti climatici che continuano a modellare e a influenzare la conformazione del pianeta", commenta il ricercatore, specificando che lo scioglimento dell'Artico, pur essendo relativamente e geograficamente distante dalla maggior parte dell'umanità, innesca reazioni a catena che interessano tutto il globo.