Sono tempi duri per la monarchia. Specialmente per chi porta la corona in un alveare, responsabile della sopravvivenza di tutta la colonia e non solo. Dall'ape regina non dipendono solo le api operaie, ma il nostro intero ecosistema. Che ci siano evidenti difficoltà lo sanno bene gli allevatori di api regine, soprattutto quelli italiani. Le aziende che allevano le api regine nel nostro paese sono quasi 40 o almeno sono queste quelle iscritte ufficialmente nell'apposito Albo nazionale. Se invece si conta anche il "sommerso" si può arrivare anche sopra la cinquantina.
"La nostra attività dipende molto dall'andamento della produzione di miele e dalla sua richiesta", spiega Leandro Cilia, apicoltore emiliano dell'Apicoltura Cantoni & Ottani di San Giovanni in Persiceto (BO), nonché socio dell'Associazione italiana allevatori di api regine. "Se la produzione cala, le richieste di api regine diminuiscono di conseguenza", aggiunge.
Lo scorso anno si è arrivati a una perdita di produzione di miele, secondo il rapporto Ismea, che va tra il 40% e l'80%. Una gravissima perdita che va a impattare anche sul mercato delle api regine, che da sempre rappresenta un vanto per il nostro paese. "I cambiamenti climatici da un lato, l'utilizzo di pesticidi dall'altro e le importazioni di miele 'low cost' dall'estero, stanno mettendo a dura prova il nostro settore", dice Cilia. Che comunque continua a resistere.
Anche se non esistono dati ufficiali - sull'argomento c'è uno studio in corso - il valore del mercato delle api regine in Italia si aggira tra i 9 e i 17 milioni di euro. "Si stima che nel nostro paese vengano prodotte dalle 600 alle 700mila api regine", dice Cilia. "Il costo di un'ape regina, a secondo della "qualità", può andare dai 15 ai 25 euro. Due sono le razze autoctone di api regine italiane che si stanno cercando di difendere con le unghie e con i denti: l'Apis mellifera ligustica e l'Apis mellifera siciliana.
"Tuttavia, si stanno provando nuove specie come l'Apis mellifera carnica o di ibridi, cioè razze frutto di incroci come la ape Buckfast, che possono rappresentare una minaccia per le nostre due specie di api autoctone". Anche se queste ultime stanno diventando sempre piu' popolari, le api italiane continuano ad avere una certa attrattiva anche all'estero.
"Nonostante le gravi difficoltà nella distribuzione di api regine all'estero, continuano ad arrivarci molte richieste, in particolare dal Nord Europa, l'Ucraina, la Romania, la Francia", spiega ancora l'apicoltore emiliano. Il mercato italiano all'estero, tuttavia, risente molto delle regole rigide sul trasporto.
"Il nostro paese vieta la spedizione all'estero di animali vivi per posta e, tranne quando in alcuni casi si disattende questa regola, l'unico mezzo che possiamo usare e' l'aereo. Questo pero' fa aumentare di molto i costi e le nostre api regine perdono di attrattività all'estero", dice Cilia. Ma sono le "bizze del meteo" a essere oggi tra i principali problemi che devono affrontare gli apicoltori. Forse anche per questo c'e' chi preferisce poi andare all'estero alla ricerca di un clima più favorevole.
È la scelta, ad esempio, che hanno fatto da Ermanno de Chino, apicoltore veneto che a Gozo, isola a Nord di Malta, considerata emblematicamente come l'"Isola del miele", ha creato insieme a una altro apicoltore italiano un imponente allevamento di api regine. Qui si producono 1400 api regine a settimana, in totale 24 mila all'anno con un giro d'affari di ben 400 mila euro. È grazie alla passione di questi apicoltori, se ancora oggi possiamo sperare nella sopravvivenza delle api, le custodi del nostro intero ecosistema.