Che il prezioso patrimonio artistico di Venezia fosse minacciato dagli effetti dei cambiamenti climatici lo sapevamo già da tempo. Così come sappiamo da tempo che ci sono altre "meraviglie" situate nell'area del Mediterraneo che rischiano di scomparire a causa di inondazioni ed erosioni.
Uno studio pubblicato qualche anno fa sulla rivista Nature Communications, coordinato da Lena Reimann dell'Università tedesca di Kiel, ha suggerito che ci sarebbero ben 49 siti dell'Unesco, in prossimità delle coste, in 16 paesi del Mediterraneo a rischio: dal Faro di Alessandria in Egitto alla città medievale di Rodi e alla statua di Zeus a Olimpia, in Grecia, fino a Petra in Giordania.
In Italia c'è il maggior numero di siti a rischio. Sono infatti 11 i siti del nostro paese che rischiano di sparire e sono il centro storico di Vicenza, Napoli, Ferrara, Ravenna, le Cinque terre, e poi Genova, Pisa, il sito archeologico di Pompei, la Costiera amalfitana, Siracusa, Venezia, il sito di Paestum e la Val di Noto.
In generale Venezia e la laguna, Ferrara, il delta del Po e la basilica di Aquileia a Udine sono considerati tra i siti Unesco maggiormente a rischio nell'area mediterranea perché si affacciano sul Mar Adriatico settentrionale, dove alte mareggiate coincidono con l'innalzamento del livello del mare a livello regionale.
Gli scenari per queste "perle del Mediterraneo" non sono confortanti. "Entro il 2100 – dicono i ricercatori – il rischio di alluvione potrebbe aumentare del 50 per cento e quello di erosione del 13 per cento in tutta la regione considerata".