Molti parchi urbani e città europee stanno fronteggiando un pericolo che viene dal cielo. A mettere a repentaglio coltivazioni e incolumità dei cittadini europei sono dei pappagallini: i parrocchetti monaci (Myiopsitta monachus) e dal collare (Psitaccula krameri). Il problema è concentrato soprattutto nei paesi meridionali dove il clima è più caldo, ma importanti comunità si trovano anche in Francia, Paesi Bassi e Regno Unito.
Quest’estate la Puglia, da Molfetta a Bari, ha subito l’invasione dei parrocchetti monaci, voraci di frutti dolci, come albicocche e ciliegie ma anche di mandorle, fave e piselli. Per di più, gli stormi di questi pappagallini dal petto grigio hanno attaccato e distrutto diverse piazzole di sosta adibite alla raccolta delle olive.
A causa del caldo anomalo degli ultimi anni e della tropicalizzazione del clima, questa specie è divenuta stanziale non solo in Puglia ma anche in molte altre regioni, tra cui il Lazio. Qui, precisamente nel parco dell’Appia Antica di Roma, i pennuti hanno divorato e danneggiato il 30% dei mandorleti presenti, come ha riferito uno studio pubblicato sul Belgian Journal of Zoology.
In Puglia circolava l’idea di risolvere il problema ricorrendo all’uso di cannoni a salve, programmati a intervalli regolari. Un rimedio già impiegato in agricoltura per scoraggiare la permanenza di corvi tra frutteti e ciliegeti.
Il problema, però, non è circoscritto alla nostra penisola.
Non è un caso se l’Europa nel 2007 aveva vietato l'introduzione del parrocchetto in tutto il suo territorio. Uno studio del 2016 ha stimato 85.000 esemplari in Europa, con 90 popolazioni riproduttive, delle quali trenta solo in Italia per un totale di oltre 9.000 esemplari. Il problema è concentrato soprattutto nei Paesi meridionali dove il clima è più caldo, ma dal censimento del 2016 è emerso che importanti comunità si trovano anche in Francia, Paesi Bassi e Regno Unito.
Anche la vicina Spagna è alle prese con i disastri realizzati dal pappagallino. Così, Madrid si sta armando per eliminare buona parte dei circa 12.000 parrocchetti monaci che popolano gli alberi della città. Questo perché i pennuti costituiscono una minaccia per l’ecosistema locale. Il parrocchetto, infatti, nidifica anche nelle cavità degli alberi ed è entrato in competizione con specie autoctone come il picchio muratore (Sitta europaea), il picchiorosso maggiore (Dendrocopos major) e l'assiolo (Otus scops).
Inoltre, possono mettere a rischio anche la salute dei cittadini. I parrocchetti infatti costruiscono nidi particolarmente pesanti che, in caso di caduta, possono essere pericolosi. Spesso i pennuti li riproducono su pali della luce o del telefono, inducendo qualche blackout. Inoltre, anche se non sono stati segnalati casi di malattie trasmesse all'uomo, l'amministrazione madrilena ha spiegato che “secondo diversi articoli scientifici, questi uccelli possono trasmetterci la psittacosi, l'influenza aviaria o la salmonellosi”.
Biografia del parrocchetto monaco
Originario della parte sud-orientale del Sudamerica, il parrocchetto monaco, insieme a quello dal collare (Psittacula krameri), è l’unica specie di pappagallo stabilmente nidificante in Italia, se pur come specie esotica a carattere invasivo.
Di taglia piccola, che si aggira sui 20-30 cm, è un pennuto gregario, socievole e stanziale. La sua dieta spazia dai semi, alle erbe e frutti fino a larve e insetti. Il monaco è l'unico pappagallo che costruisce grandi nidi collettivi, dei veri e propri condomini dove trovano alloggio moltissime coppie. Li edificano intessendo ed accatastando ramoscelli, fino a costituire una massa compatta che può superare il metro di diametro ed il peso di 150kg, tanto che non è raro che finiscano per spezzare i rami che li sostengono.
Il pappagallino attualmente è presente anche New York. Vaste colonie di questi uccelli, sfuggite alla cattività, si stanno perfettamente ambientando però anche in Europa.
Quanti sono veramente
“Sono stime da prendere con cautela, soprattutto perché nel frattempo la popolazione è aumentata in modo considerevole", ha spiegato a National Geographic Piero Genovesi, responsabile del servizio coordinamento fauna selvatica dell'Ispra e uno dei massimi esperti di specie aliene. "In Italia una delle ultime stime parla di 15.000 individui, presenti in almeno dodici regioni e, in sei di queste, la popolazione è in grado di riprodursi”.
Si stima che, in ambiente mediterraneo, il numero dei parrocchetti possa raddoppiare nel giro di cinque anni, causando danni sempre più ingenti soprattutto alle coltivazioni. “È già successo in altri paesi, ad esempio in Israele, dove i raccolti di semi di girasole e cereali hanno avuto gravi perdite. Succederà anche da noi”, ha continuato Genovesi.
Come risolvere il problema
Quando una specie aliena è così diffusa, eradicarla è pressoché impossibile. In ogni modo, spiega Genovesi, “tutti vorremmo evitare di sopprimere animali e allora l'unica strada è quella della comunicazione. Progetti europei come il Life Asap hanno anche questo scopo. Intanto cerchiamo di non aggiungere danno al danno. I cittadini devono sapere che gli animali da compagnia non vanno mai liberati in natura, perché possono creare grossi problemi ad altre specie”.