AGI - Gli orsi polari corrono il rischio di morire di fame durante i periodi di assenza di ghiaccio marino nell’Artico, quando sono costretti a procurarsi il cibo sulla terraferma, nonostante la loro capacità di adattare la dieta e i comportamenti di caccia e foraggiamento. Le scoperte, basate sui dati raccolti da 20 orsi polari, pubblicate su Nature Communications, forniscono nuovi spunti di riflessione su come questi predatori apicali possano lottare per far fronte a stagioni più lunghe senza ghiaccio a causa dei cambiamenti climatici. Un maggior numero di ore trascorse sulla terraferma sembra comportare, dunque, un maggior rischio di morire di fame per gli orsi polari. L’Artico sta subendo una rapida riduzione del ghiaccio marino a causa dei cambiamenti climatici in corso. Tra la tarda primavera e l’inizio dell’estate, gli orsi polari utilizzano il ghiaccio marino come piattaforma per cacciare, principalmente foche, durante la nascita e lo svezzamento dei cuccioli. Nei periodi di assenza di ghiaccio, si pensa che gli orsi riducano al minimo la loro attività per conservare l’energia, digiunando o consumando vegetazione a basso contenuto energetico sulla terraferma, anche se è stato documentato che alcuni individui si nutrono di animali terrestri. Alcuni hanno ipotizzato che gli orsi polari potrebbero adattarsi alle stagioni libere dai ghiacci più lunghe dovute al riscaldamento climatico comportandosi come i loro parenti grizzly, riposando o mangiando cibo terrestre. Ma, gli orsi polari, esaminati nello studio, hanno provato entrambe le strategie ottenendo scarsi risultati. “Nessuna delle due strategie permetterà agli orsi polari di vivere sulla terraferma oltre un certo periodo di tempo”, ha affermato Charles Robbins, direttore del Washington State University Bear Center e coautore dello studio. “Anche gli orsi che stavano foraggiando hanno perso peso corporeo allo stesso ritmo di quelli che si sono riposati”, ha precisato Robbins. “Gli orsi polari non sono grizzly che indossano cappotti bianchi: sono molto, molto diversi”, ha sottolineato Robbins.
Solitamente più grandi dei grizzly, che contano una lunghezza massima di 3 metri per 800 chili, gli orsi polari maschi in età adulta possono raggiungere i 3 metri di lunghezza e pesare 1.500 chili. Per mantenere questa grande massa, gli orsi polari si affidano al grasso ricco di energia delle foche, che catturano soprattutto sul ghiaccio. I ricercatori hanno svolto il loro studio nella Baia di Hudson occidentale, Manitoba, Canada, una delle zone dell’Artico che sta risentendo maggiormente gli effetti del cambiamento climatico, registrando un periodo di assenza dei ghiacci che è aumentato di circa 3 settimane, dal 1979 al 2015, e ha costretto gli orsi sulla terraferma per circa 130 giorni nell’ultimo decennio. Anthony Pagano, biologo ricercatore dell’U.S. Geological Survey Polar Bear Research Program ed ex ricercatore post dottorato della WSU, assieme ai suoi colleghi, ha utilizzato dei collari con videocamera e GPS per seguire 20 orsi polari che si trovano nella regione occidentale della Baia di Hudson, durante il periodo di assenza del ghiaccio marino artico, da agosto a settembre, tra il 2019 e il 2022, nella Baia di Hudson occidentale. L’intento degli scienziati era quello di osservare cosa mangiassero e facessero questi cacciatori specializzati sul ghiaccio, nel prolungato lasso di tempo della loro permanenza sulla terraferma, quando le loro prede preferite, le foche, erano fuori portata. Gli scienziati hanno, inoltre, pesato gli orsi prima e dopo il periodo di osservazione, monitorando il dispendio energetico giornaliero degli orsi, le variazioni della massa corporea, la dieta, il comportamento e gli spostamenti. La squadra di ricerca ha scoperto che gli orsi polari hanno attuato diverse strategie per ridurre la perdita di energia, tra cui il digiuno, la riduzione dei movimenti e il consumo di bacche e uccelli. Questi accorgimenti erano indipendenti dall’età, dal sesso, dallo stadio riproduttivo o dai livelli di grasso corporeo iniziali. I ricercatori hanno rilevato che il foraggiamento sulla terraferma non porta grandi benefici nella lotta contro la morte per fame, dato che 19 dei 20 orsi hanno perso massa, registrando una media circa 1 chilogrammo, o 2,2 libbre, in meno al giorno. “Abbiamo riscontrato una vera e propria diversità nei comportamenti degli orsi e, di conseguenza, una gamma diversificata di consumi energetici”, ha dichiarato Pagano. “Molti degli orsi polari maschi adulti si sono semplicemente sdraiati per conservare l’energia, bruciando calorie a ritmi simili a quelli del letargo; altri, invece, cercavano attivamente il cibo, consumando carcasse di uccelli, ma anche bacche ed erbe”, ha aggiunto Pagano. Nel complesso, i ricercatori hanno riscontrato un dispendio energetico cinque volte superiore, da un maschio adulto che si riposava per il 98% del tempo al più attivo che ha percorso 330 chilometri. Alcune femmine adulte passavano addirittura il 40% del loro tempo a foraggiare. Ma, tutta questa attività non ha dato i suoi frutti. “Gli alimenti terrestri hanno conferito loro qualche beneficio energetico, ma alla fine gli orsi hanno dovuto spendere più energia per accedere a quelle risorse”, ha precisato Pagano. Tre orsi polari hanno fatto lunghe nuotate, uno ha attraversato la baia a 175 chilometri. Due hanno trovato carcasse in acqua, un beluga e una foca, ma nessuno dei due orsi è riuscito a nutrirsi dei loro reperti mentre nuotavano, né a riportarli a terra. Solo un orso su 20 è ingrassato dopo essersi imbattuto in un mammifero marino morto sulla terraferma. La popolazione di orsi polari nell’area è già diminuita di circa il 30% dal 1987. Questo studio indica che gli orsi polari in tutto l’Artico rischiano di morire di fame, dato che il periodo senza ghiaccio continua ad aumentare. “Gli orsi polari sono costretti ad arrivare prima sulla terraferma e questo riduce il periodo in cui normalmente acquisiscono la maggior parte dell’energia di cui hanno bisogno per sopravvivere”, ha detto Pagano. “Con l’aumento dell’uso della terraferma, si prevede che probabilmente assisteremo a un aumento della fame, in particolare tra gli adolescenti e le femmine con cuccioli”, ha notato Pagano. “Poiché il ghiaccio marino continua a ritirarsi, la comprensione di questi comportamenti adattivi è fondamentale per gli sforzi di conservazione volti a sostenere gli orsi polari in un ecosistema in rapido cambiamento”, hanno concluso gli autori.