Circa 800 mila anni fa le isole del Mediterraneo erano solcate da elefanti nani preistorici dalle dimensioni di piccoli asini, i cui fossili evidenziano variazioni nella forma e nella struttura di questi animali. Questo suggerisce l'esistenza di due diverse specie dei piccoli pachidermi, chiamati di Paleoloxodon. È quanto emerso da una ricerca condotta da Asier Larramendi per la EoFauna Scientific Research, che ha pubblicato i risultati delle indagini sulla rivista Quaternary Science Review.
Esaminando i fossili degli esemplari di Paleoloxodon europei e indiani, il team di ricerca ha scoperto che le creste craniche erano più voluminose sugli elefanti con crani di dimensioni maggiori rispetto alle specie più piccole. "Anche nei teschi degli esemplari europei che presentavano creste abbastanza pronunciate, il cranio non è mai spesso come quello degli esemplari indiani", spiega Larramendi. "Questo ci dice che una volta esistevano due specie separate di pachidermi in Europa e in India", aggiunge.
I ricercatori sostengono che le sporgenze sul cranio potrebbero essersi evolute per agevolare l'adesione dei muscoli al collo dell'animale. Il primo teschio di Paleoloxodon venne ritrovato in India e studiato dal geologo scozzese Hugh Falconer negli anni '40 del XIX secolo. "La testa della creatura presenta una conformazione così grottesca che sembra la caricatura di una testa di elefante con una parrucca da giudice", scrive Falconer.
I paleontologi hanno ritenuto a lungo che la specie europea Paleoloxodon antiquus avesse un'unica cresta molto sottile sul cranio, mentre la controparte indiana Paleoloxodon namadicus ne avesse una estremamente robusta. Il ritrovamento in Germania e in Italia di esemplari che presentavano crani simili alla conformazione dei pachidermi in India ha portato gli esperti a interrogarsi sulla possibilità che le due varianti fossero in realtà una unica specie.
"Esaminando i teschi tedeschi e italiani, abbiamo trovato un modello coerente, ma andando a fondo della questione antiquus / namadicus, è diventato sempre più evidente che si trattasse in realtà di due specie distinte", afferma Hanwen Zhang dell'Università di Bristol, che spiega inoltre il metodo utilizzato dagli scienziati per stabilire l'età degli animali al momento della morte: "proprio come i moderni elefanti, il Paleoloxodon cambiava sei serie di denti nell'arco della vita. Questo significa che dall'analisi dei denti fossilizzati possiamo ricavare con precisione l'età di ogni esemplare".