“L'utilizzo scorretto di smartphone o di tablet o anche del personal computer sui cui lavoriamo ogni giorno, le condizioni di illuminazione degli ambienti dove operiamo, possono avere ripercussioni sulla la vista appunto”. A parlare è Idor De Simone, ottico e optometrista, dell'ICS Milano Clefi della clinica Maugeri di Milano, in vista della giornata mondiale della vista, giovedì 12 ottobre. “Fare prevenzione visiva è una necessità - spiega De Simone - da ricerche inglesi e giapponesi emerge infatti che le nuove generazioni utilizzano in media quattro dispositivi. L'impiego di tecnologia connessa supera le otto ore al giorno negli adulti e raggiunge le 14 ore nella fascia tra i 16 e i 24 anni, la maggior parte trascorse in modalità multi-tasking, con l'uso simultaneo di computer, cellulare, tablet. Per gli occhi ciò si traduce in un eccesso di lavoro”.
L'immersione, quotidiana e continuativo, nella lettura da piccoli e o grandi monitor ha infatti il suo prezzo: l'occhio umano deve ancora abituarcisi: “Ogni schermo è posto ad una diversa angolazione, costringendo ad una continua variazione della messa a fuoco a cui il nostro sistema visivo, formatosi durante il lungo processo evoluzionistico, non è ancora abituato”. Ciò che sarà quasi naturale per i nostri pronipoti, insomma, è una fatica per il nostro organismo, anche quello dei nostri figli, per quanto nativi digitali. Infatti, fa osservare lo specialista Maugeri, “il 30% della popolazione 'digitale' sviluppa un difetto visivo, prevalentemente miopia. Per correggerlo è importante utilizzare occhiali o lenti a contatto, con correzione adeguata, prescritta da personale competente. Il 70% soffre di disturbi visivi come la difficoltà di messa a fuoco e di lettura, la secchezza oculare, il mal di testa, che, se non risolti, si riflettono negativamente sul rendimento scolastico o lavorativo”.
Quattro regole d'oro
- Curare la postura. La distanza ideale dal computer è infatti decisiva. Quale? Settanta centimetri dal monitor, che sono misurabili abbastanza semplicemente: stendete il braccio davanti a voi”. E la tastiera? “Suggerisco una distanza corrispondente a quella del proprio avambraccio”, meglio se posta “su un piano inclinato di 20 gradi”. E questa è anche la modalità corretta per leggere un libro.
- Fare la pause di lavoro. Dopo due ore davanti allo schermo di un computer, conviene un break, purché lo sguardo non si sposti immediatamente sullo smartphone, allora lo stacco è vano.
- Calibrare l'illuminazione. La luce deve essere diffusa ed uniforme in tutta la stanza. Altrimenti si genera affaticamento”. E, parlando di illuminazione, “attenzione poi alla luce blu degli schermi dei dispositivi. Una particolare lunghezza d'onda che, col tempo, può danneggiare la retina. Per usi continuativi sono utili, regola numero 4, “lenti con trattamenti antiriflesso”. Non basta, però, l'occhio deve essere allenato.
- Allenare la 'convergenza'. “Con poco tempo al giorno si possono fare alcuni esercizi che allenano la convergenza, che è molto sollecitata in quest'epoca digitale”. Uno dura pochi minuti: “Si copre alternativamente un occhio, per metà del tempo, e poi l'altro, osservando l'avvicinamento lento alla punta del naso di una penna che poi allontaniamo”. Dopo una settimana di esercizio, si può passar a ripeterlo “ma utilizzando entrambi gli occhi, allontanando la penna appena si percepisce fastidio. L'obiettivo”, conclude, “è riuscire ad avvicinare l'oggetto almeno a 10 centimetri dal naso.