L’Islanda sta per diventare il primo paese europeo nel quale sembrerebbe quasi assente la nascita di bambini con la sindrome di Down. Non è una mutazione genetica. Il motivo starebbe semplicemente nel fatto che i genitori islandesi hanno accettato di sottoporre il feto al test prenatale nelle prime settimane di gravidanza e di “interrompere la gestazione nell'eventualità di uno screening positivo alla sindrome di Down”. La notizia è stata riportata fa da Repubblica e altre testate nazionali.
Stando ai dati riportati da Repubblica, l'Islanda ha una media di 330mila abitanti e sono soltanto 1 o 2 i bambini che ogni anno nascono con la terza copia cromosomica, un valore che è sempre più prossimo allo 0. Un trionfo della scienza quindi, che però non ha evitato che si levassero diverse polemiche.
"Una campagna prossima all'eugenetica"
Sul Corriere della sera Lucetta Scaraffa, che dal 2007 è nel Comitato nazionale di Bioetica, ha duramente criticato questo primato dell’Islanda: “Non c’è niente di cui esultare” ha detto in un’intervista. “Dal punto di vista morale è un omicidio. È un delitto ammazzare questi bambini che hanno tutto il diritto di vivere. Provi a chiedere a loro se sono felici e senta le loro risposte”. Accusando l’Islanda di aver messo su una campagna prossima all’eugenetica.
Come hanno scelto le donne islandesi
In Islanda questo dibattito, ad oggi non si è riscontrato. L'introduzione degli screening fetali, scrive ancora Repubblica, in Europa risale ai primi anni del nuovo millennio. In Islanda, che ha accettato di diffondere questo strumento di prevenzione, l'85% delle donne islandesi ha optato per questa possibilità diagnostica per ottenere informazioni sul feto. E quasi tutte le donne una volta ricevuta la notizia che c'era un'alta probabilità che il feto nascesse con tale sindrome, hanno interrotto volontariamente la gravidanza. Una scelta che può essere fatta entro le 16 settimane successive alla scoperta della sindrome nel feto.