AGI - Gli episodi di stress acuto possono impedire la formazione di ricordi specifici, rendendo la memoria più generalizzata. Lo dimostra uno studio, pubblicato sulla rivista Cell, condotto dagli scienziati dell’Hospital for Sick Children (SickKids) e dell’Università di Toronto. Il team, guidato da Sheena Josselyn, ha utilizzato un modello murino per valutare l’impatto dello stress sui ricordi. La relazione tra stress e memoria può essere piuttosto complessa: se, infatti, da un lato gli eventi stressanti tendono a rimanere impressi nella mente, lo stress può rendere più complesso il richiamo alla memoria.
Nei disturbi da stress post-traumatico (PTSD), la generalizzazione eccessiva dei ricordi avversivi si traduce in un’incapacità di distinguere tra stimoli pericolosi e sicuri. Nell’ambito del lavoro, gli autori hanno dimostrato che i topolini sottoposti a stress erano associati a ricordi generalizzati, codificati da un numero maggiore di neuroni. “Siamo stati in grado di isolare i meccanismi sinaptici che hanno guidato l’impatto dello stress sulla memoria – afferma Josselyn – abbiamo inoltre dimostrato che tale fenomeno può essere manipolato grazie a determinati approcci farmaceutici”.
I ricercatori hanno addestrato un gruppo di topolini ad associare due suoni distinti rispettivamente a una fonte di stress e a uno stimolo neutro. Successivamente, gli esperti hanno testato la capacità degli animali di reagire in modo appropriato ai vari stimoli uditivi. I topolini sottoposti a un’esperienza controllata e fortemente stressante mostravano un comportamento difensivo indipendentemente dal suono che ascoltavano. Al contrario, gli esemplari che non erano stati sottoposti a stress mostravano un atteggiamento di difesa solo in risposta al suono inizialmente negativo.
I risultati, commentano gli studiosi, suggeriscono che l’esperienza stressante può interferire con la capacità di formare ricordi specifici. Gli scienziati hanno inoltre dimostrato che la somministrazione di metirapone, una sostanza chimica che inibisce la sintesi dei glucocorticoidi, ripristinava la capacità dei topi stressati di formare ricordi specifici. La memoria precisa è codificata da gruppi di neuroni chiamati engrammi, la maggior parte dei quali coinvolge solo pochi neuroni. Il lavoro, commentano gli esperti, suggerisce che gli engrammi generalizzati formati da topi stressati erano più grandi, perché gli interneuroni inibitori svolgevano correttamente le loro funzioni.
“Quando abbiamo manipolato i recettori endocannabinoidi in un solo tipo di cellula – aggiunge Matthew Hill dell’Università di Calgary – abbiamo ripristinato la specificità della memoria e la dimensione dell’engramma. Tutto questo fenomeno è mediato da un microcircuito molto discreto nell’amigdala, ma è possibile effettuare una manipolazione farmacologica sistemica e comunque prevenirla, il che è molto incoraggiante, perché potrebbe un giorno essere tradotto per uso terapeutico negli esseri umani”.
Nei prossimi step, gli autori sperano di indagare su come lo stress influisce sulla specificità dei ricordi non avversivi, con l’idea di esaminare se i cannabinoidi esogeni possono provocare effetti simili. “Nel nostro lavoro – conclude Paul Frankland, dell’Università di Toronto – abbiamo esaminato solo i ricordi di minacce avversive, ma sarebbe interessante valutare se lo stress può alterare la memoria anche per i ricordi gratificanti. I risultati avranno implicazioni utili per il trattamento di condizioni specifiche, come il disturbo da stress post-traumatico”.
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