AGI - L’aspettativa di vita globale potrebbe aumentare di circa cinque anni entro il 2050, nonostante le minacce geopolitiche, metaboliche e ambientali previste per il prossimo futuro. Questo, almeno, è quanto emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista The Lancet, condotto dagli scienziati dell’Università di Washington e dell’’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME), che hanno rilasciato il Global Burden of Disease Study (GBD) 2021. Il team, guidato da Chris Murray, ha valutato la mortalità causa-specifica, l’aspettativa di vita, il valore di anni di vita persi e una serie di parametri legati alla longevità per 204 paesi e territori. Stando a quanto emerge dall’indagine, l’aspettativa di vita potrebbe aumentare di 4,9 e 4,2 anni rispettivamente per uomini e donne nei prossimi 25 anni. L’incremento sarà più significativo nelle aree caratterizzate da aspettative di vita più basse. Il lavoro, commentano gli esperti, evidenzia il continuo spostamento del carico di salute verso le malattie trasmissibili, come complicazioni cardiovascolari, cancro, broncopneumopatia cronica ostruttiva e diabete. Allo stesso tempo, giocheranno un ruolo centrale le condizioni derivanti da fattori di rischio, come obesità e alimentazione scorretta, ipertensione arteriosa e abitudine del fumo. In particolare, gli scienziati prevedono che l’aspettativa di vita globale nel 2050 raggiungerà i 78,1 anni, a fronte dei 73,6 del 2022. In aggiunta, il numero medio di anni che una persona può aspettarsi di vivere in buona salute passerà da 64,8 a 67,4. “Ci aspettiamo una diminuzione nelle disparità associate all’aspettativa di vita tra le aree geografiche – spiega Murray – nonostante le disuguaglianze sanitarie tra le regioni a reddito più o meno alto resteranno, il divario potrebbe leggermente ridursi”. Il gruppo di ricerca ha anche considerato diversi scenari per confrontare i potenziali risultati sanitari derivanti da vari interventi di sanità pubblica. “A livello globale – riporta Stein Emil Vollset, altra firma dell’articolo – se si riuscisse a migliorare i comportamenti alimentari e metabolici, il carico di malattie non trasmissibili potrebbe calare del 13,3 per cento in più rispetto allo scenario più probabile. Anche una maggiore sicurezza ambientale e alimentare e una più capillare distribuzione delle vaccinazioni potrebbe aumentare significativamente gli anni di vita guadagnati”. “In questo momento – conclude Murray – abbiamo una notevole opportunità di influenzare il futuro della salute globale, anticipando i crescenti fattori di rischio metabolici e dietetici, in particolare quelli legati ad abitudini comportamentali e stili di vita pericolosi”.