AGI - Le ondate di caldo potrebbero aver provocato oltre 150 mila decessi nell’arco di tempo compreso tra il 1990 e il 2019. Questo inquietante risultato emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Plos Medicine, condotto dagli scienziati della Monash University, in Australia, dell’Università di Shandong, in Cina e della London School of Hygiene & Tropical Medicine nel Regno Unito. Il team, guidato da Yuming Guo, ha esaminato i dati relativi ai decessi giornalieri combinando le informazioni con i livelli di temperatura raccolti in 750 località in 43 paesi o regioni.
Tra il 2013 e il 2022, riportano gli esperti, la temperatura superficiale globale è aumentata di circa 1,14 ℃ rispetto al periodo compreso tra il 1850 e il 1990. Le stime attuali ipotizzano inoltre che tra il 2081 e il 2100 il valore salirà di altri 0,41-3,41 ℃. Con il crescente impatto del cambiamento climatico, le ondate di caldo stanno aumentando non solo in frequenza ma anche in intensità ed estensione. Nell’ambito del lavoro, gli scienziati hanno scoperto che tra il 1990 e il 2019 le ondate di caldo hanno causato un aumento annuale di 236 decessi per dieci milioni di residenti nelle stagioni più calde.
Stando a quanto emerge dall’indagine, inoltre, in Europa meridionale e orientale, nelle aree con climi polari e alpini e nelle località associate a redditi medi più alti sembravano le più vulnerabili a questi cambiamenti. “I nostri risultati – commenta Guo – evidenziano la necessità di una pianificazione di adattamento localizzata e di una gestione del rischio a tutti i livelli di governace. Le ondate di caldo provocano un enorme stress termico sul corpo umano, innescando disfunzioni multi-organo, colpi di calore e crampi. Tutto ciò può anche aggravare condizioni croniche preesistenti, causando, tra le altre cose, disturbi psichiatrici o morte prematura”.
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