AGI - Marmotte, cani della prateria e altri roditori che finiscono preda dei cacciatori: sono questi i veicoli attraverso i quali il batterio della peste continua a mietere vittime nel mondo. Gli ultimi casi di peste bubbonica si sono verificati in Mongolia provocando allarme nel governo cinese. E' nel mantello di quei piccoli animali che vivono le pulci portatrici dello Yersina Pestis, il batterio responsabile della malattie tanto temuta dall'uomo. Il caso dei due cacciatori della Mongolia che hanno contratto l’infezione, spingendo le autorità cinesi a mettere in stato di allarme sanitario una intera provincia. Non si tratta comunque di una novità. Nel periodo 2010-2015, ad esempio, si contano nel mondo 3.248 casi di contagio e 584 morti, mentre tra il primo agosto e il 17 novembre del 2017 sono stati registrati 2.267 contagi e 195 vittime.
Nel 2019 sono stati riportati diversi episodi isolati in Cina e negli Stati Uniti, probabilmente a seguito di pasti a base di marmotte e cani della prateria. Nel solo mese di novembre dello scorso anno, nella Mongolia Interna sono stati rintracciati ben due casi di peste polmonare e un caso di peste bubbonica, quest’ultimo probabilmente dovuto all’ingerimento di carne cruda di coniglio selvatica infetta.
“Globalmente – riporta l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) –l’ultima vera e propria epidemia urbana di peste negli Stati Uniti è stata nel 1924-25, a Los Angeles, e da allora la malattia si manifesta soprattutto nelle aree rurali al ritmo di 10-15 casi all’anno, principalmente in due zone: quella del New Mexico, nord Arizona e sud Colorado e tra California, sud dell’Oregon e Nevada occidentale”. Gli ultimi episodi restano pertanto piuttosto locali e non acquistano rilievo epidemico, in parte anche grazie alla tempestività delle cure, che riduce notevolmente il tasso di mortalità associato alla malattia.
“Al momento – precisa l’Iss – non è disponibile un vaccino contro la peste, per cui non è possibile effettuare un trattamento preventivo di questa malattia. Diventa quindi essenziale riconoscerne i sintomi rapidamente e intervenire nelle prime ore dalla loro comparsa. La peste polmonare si manifesta con febbri, mal di testa, debolezza, e un rapido sviluppo di polmonite, con i suoi segnali caratteristici: respiro corto, dolori toracici, tosse. Se il trattamento non è rapido, il paziente può morire nel giro di pochi giorni. Per ridurre le probabilità di morte è essenziale trattare con antibiotici entro le prime 24 ore dalla comparsa dei sintomi”.
Sul sito ufficiale dei Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie americani è stata pubblicata una raccolta di raccomandazioni per la prevenzione della peste. Tra queste, la disinfezione delle superfici potenzialmente contaminate, il trattamento con antibiotici per sette giorni anche alle persone che potenzialmente entrate a contatto con il malato, la cura per l’igiene degli animali domestici e la consultazione di specialisti in caso di manifestazioni di sintomi associati alla malattia, come febbre, bubboni, piaghe, dolori polmonari o anche in caso di contatti con persone infette.