Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità un appassionato di musica coscienzioso dovrebbe tenere le cuffie nelle orecchie per non più di un’ora al giorno con un volume che non superi il 60% del potenziale del proprio supporto, nella maggior parte dei casi ormai quasi certamente uno smartphone. Caratteristiche molto complesse da riscontrare anche negli ascoltatori più disinteressati, a causa probabilmente di una ormai estrema facilità di accesso a qualsiasi contenuto audio e video.
Fatto sta che i danni causati dall’esposizione del nostro udito a costanti stimolazioni sono tanto gravi quanto tangibili. Spiega María José Lavilla, presidente della Commissione di Audiologia della Società Spagnola di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico Facciale: “A 40 anni si stanno manifestando i tipici disturbi delle persone sulla sessantina”, quindi in pratica il nostro udito invecchia molto più velocemente.
“Oltre un miliardo di giovani rischia di perdere l’udito semplicemente facendo un’attività che ama, ovvero ascoltare regolarmente la musica attraverso le cuffie”, ha dichiarato a El Mundo la dottoressa Shelly Chadha, funzionario tecnico ed esperta di problemi dell'udito presso l’Oms. “Noi proponiamo alcune funzioni come la limitazione o la riduzione automatica del volume e il parental control per i genitori, in modo che quando qualcuno supera il volume consigliato, il dispositivo lo abbasserà automaticamente a un livello sicuro per l’ascolto”.
Un incubo insomma per chi non può fare a meno, e grazie alla nuova discografia 'mobile e portatile' sono sempre di più, di ascoltare musica ovunque. Ma un sacrificio necessario perché i dati riportati dall’Oms sono incontrovertibili, quello incontro al quale stiamo andando a tutta velocità è un burrone muto e inevitabile, un burrone dove già troviamo più di una persona su 20, 432 milioni di adulti e 34 milioni di bambini al momento in tutto il mondo, persone che hanno una perdita uditiva invalidante che ha un impatto decisivo sulla qualità della vita.
A loro potrebbero aggiungersi, sempre secondo i dati della ricerca svolta in collaborazione con l’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni, un miliardo di giovani tra i 12 e i 35 anni. Avete difficoltà a recepire al meglio conversazioni che avvengono in luoghi particolarmente rumorosi? Vi ritrovare a chiedere spesso al vostro interlocutore “Cosa?”, “Che?”, “Puoi ripetere? Non ho capito”, potrebbero essere questi i primi segnali di un problema che, se ignorato, può diventare molto serio.
Josefa Donderis Sala, specialista in Otorinolaringoiatria e Patologia Cervico-Facciale presso l'Ospedale Denia-Marina Salud, ad Alicante, afferma che negli ultimi due anni "il numero di adolescenti portati dai genitori da uno specialista per questo problema è cresciuto in modo esponenziale", ma il problema non è soltanto la musica ascoltata in cuffia chiaramente, più in generale infatti la dottoressa aggiunge che “è necessario evitare l'esposizione a suoni di breve durata e alta intensità, come quelli generati da macchinari, petardi e traffico urbano tipo i clacson”, il consiglio, sempre da parte della dottoressa Donderis è quello di preferire le cuffie agli auricolari cui “intensità è concentrata nel condotto uditivo e, inoltre, il suono è più vicino all'orecchio interno”.
Grande importanza naturalmente hanno i controlli, l'American Academy of Pediatrics raccomanda almeno due visite fondamentali, la prima tra gli 11 e 14 anni e la seconda tra 15 e 17 anni, ma non sono prassi comune, solitamente si finisce dall’otorino solo quando si notano problemi evidenti, snobbando danni magari in atto dei quali non ci rendiamo conto immediatamente.