E' un medicinale, serve a curare sindromi che portano a violente crisi epilettiche e deriva dalla marijuana. Si chiama Epidiolex e per le droghe leggere potrebbe essere la porta di accesso al mondo delle sostanze legali. In 30 dei 50 Stati Uniti è già arrivata per scopi medici e il 25 giugno l’Autorità statunitense per gli alimenti e i medicinali (Fda, Food and Drug Administration) ne ha approvato l'utilizzo per il trattamento della sindrome di Lennox-Gastaut e per la sindrome di Dravet. Condizioni cliniche che si possono manifestare fin dalla più tenera età (l’Fda ne approva l’uso anche su bambini di due anni), e che possono dare crisi epilettiche anche di diversi giorni.
Prodotto dalla britannica GW Pharmaceuticals, questo medicinale è ricavato dal cannabidiolo (Cbd), uno dei due principali componenti della marijuana insieme al tetraidrocannabinolo (Thc), sostanza responsabile degli effetti psicotropi tipicamente collegati all’utilizzo di questa droga.
Il cannabidiolo apre le porte ai derivati della marijuana: totalmente assente sul mercato fino a cinque anni fa, nel 2017 il Cbd ha generato un mercato di oltre 162 milioni di euro negli Stati Uniti. Giro d’affari che si stima crescerà del 700 per cento entro due anni.
A rendere così attrattivo il cannabidiolo è il fatto che la sua assunzione non genera lo “sballo” tipico della marijuana, lasciando posto ad altri effetti benefici quali il controllo di ansia e dolore e il trattamento dello stress post-traumatico. Ma il suo impiego si estende al trattamento di dolori mestruali, insonnia e nausea. Secondo uno studio riportato dalla Cnn, questo principio attivo potrebbe anche aiutare a curare i danni cerebrali derivanti dall’uso di oppioidi.
Oggi in molti Stati americani è possibile beneficiare degli effetti del Cbd sorseggiando una tazza di caffè o facendo un bagno caldo. L’offerta è vasta e va dai cocktail che contengono questo principio attivo alle creme per massaggi. Ovviamente è possibile assumere il Cbd anche tramite pastiglie o fumandolo.
Negli Stati Uniti la marijuana è individuata dalle leggi federali come droga di “categoria 1” secondo l’Atto sulle sostanze controllate. Legge firmata dal presidente Richard Nixon nel 1970 secondo la quale questa droga sarebbe soggetta ad alte possibilità di abuso e quindi equiparata a droghe ben più problematiche come l’eroina, l’Lsd e l’ecstasy. Eppure sono ormai trenta gli Stati che ne ammettono l’uso per ragioni mediche. Mentre con l’ingresso del Vermont nella squadra, sono nove gli Stati americani nei quali è legale l’uso della marijuana per scopi ricreativi (più l’area metropolitana di Washington DC). Secondo un sondaggio pubblicato a gennaio dall’Università di Harvard, l’85 per cento dei cittadini statunitensi sarebbe a favore della legalizzazione della marijuana per scopi medici.