Londra - Postano qualsiasi dettaglio, anche insignificante, della loro vita su Facebook: dalle foto dei figli mentre fanno i compiti ai piatti preparati per cena, fino anche alle immagini del partner intento a guardare la tv sul divano. Tutti abbiamo questi amici, anche se spesso sono semplici conoscenti. E molti sono infastiditi dai quei post così personali e ripetitivi. Ma anziché cedere alla disperazione, considerando l'eventualità di escludere questi amici dalla propria cerchia social, uno nuovo studio della Freie Universitat di Berlino, pubblicato sulla rivista Scientific Reports, invita a valutare le cose da un'altra prospettiva. I risultati dimostrano, infatti, che quegli amici così propensi a condividere tutto su Facebook non hanno colpe. Sarebbe il loro cervello a essere "programmato" per condividere qualsiasi aspetto intimo della loro vita.
I ricercatori hanno infatti osservato che, nel cervello di questi utenti troppo "social", ci sarebbero delle aree particolarmente attive e sono quelle legate all'auto-cognizione. "Il nostro studio rivela una rete di regioni cerebrali coinvolte nella condivisione delle informazioni relative a se stessi sui social media", ha sottolineato Dar Meshi, che ha coordinato lo studio. E' la prima volta che viene esaminata la connettività del cervello in relazione all'uso dei social media. Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno studiato l'attività cerebrale di 35 soggetti, valutati sulla base della loro tendenza a condividere informazioni su sè stessi su Facebook, focalizzando la loro attenzione su due aree del cervello: la corteccia prefrontale mediale, la regione cerebrale responsabile dell'espressione della personalità, dei processi decisionali e della regolazione de comportamento sociale; e il precuneus, responsabile dell'autoriflessione e dell'autocoscienza.
Tramite l'utilizzo di tecnologie di neuroimaging, gli scienziati hanno scoperto che coloro che tendono a condividere molte informazioni personali su Facebook presentano un'intensa attività nelle due regioni cerebrali considerate e una maggiore connettività nella corteccia prefontale dorsolaterale. Le stesse persone hanno mostrato una maggiore connettività tra il precuneus e la corteccia orbitofrontale laterale. (AGI)