Una mela al giorno leva il medico di torno, e lo fa grazie ai milioni di batteri che contiene. Uno studio austriaco conferma il detto popolare individuandone le basi scientifiche.
Secondo Gabriele Berg, docente dell'Università di Tecnologia di Graz e a capo della ricerca, il potere magico della mela risiede nei batteri benefici che vanno a colonizzare il nostro intestino contribuendo al benessere del microbiota. "I batteri, i funghi e i virus contenuti nel cibo che mangiamo colonizzano temporaneamente il nostro intestino", ha spiegato Berg al Guardian. Ma per ottenere benefici è importante che verdure e frutta non vengano cotte perché “la cottura uccide questi microbi”.
Lo studio ha analizzato le mele in tutte le sue parti: stelo, buccia, polpa, semi e calice. E è venuto fuori che, sebbene la quantità di batteri sia la stessa nelle mele biologiche e quelle convenzionali, quelle organiche vantano una colonia più diversificata che, secondo i ricercatori, le renderebbe anche più sane e più gustose delle mele convenzionali.
La varietà nel microbiota sembrerebbe essere, infatti, la chiave per un intestino sano. Più la dieta è varia, meno batteri nocivi vi si trovano. Lo studio confermerebbe, dunque, anche la tesi di coloro che affermano di saper riconoscere una mela biologica da una che non lo è solo assaggiandole. La ricerca ha mostrato nelle mele cresciute naturalmente una maggiore presenza dei metilobatteri, che donano un leggero sapore di fragola alla frutta.
“Lo studio rappresenta un importante passo in avanti perché dimostra come il cibo possa avere un ruolo importante sull’equilibrio del microbiota e quindi sulla salute delle persone”, commenta all’Agi Michele Guarino, dell’unità di gastroenterologia del Policlinico universitario Campus biomedico. “Bisogna però fare una precisazione: il cibo è solo uno dei tanti aspetti che incidono sul microbiota. Non ha un effetto totalizzate. E’ importante sottolinearlo perché il rischio è quello di far passare un messaggio sbagliato, ovvero più mele mangio meglio sto”, dichiara Guarino.
“Una cosa è certa e lo conferma anche lo studio: maggiore è la diversità del microbiota più ci si allontana dalla malattia. Nelle patologie infatti c’è una ridotta diversità di batteri”.
Ma come si diversifica il microbiota? “La dieta, quella mediterranea, aiuta moltissimo, ma in parte siamo segnati: il nostro microbiota si forma nel primo anno di vita, ma poi la sua composizione cambia solo in parte nel resto della vita”, spiega il gastroenterologo. “L’obiettivo ambiziosissimo è quello di mappare il microbiota come si fa oggi con il genoma in modo da correggere poi il difetto. Ma mentre con il patrimonio genetico umano siamo già alle terapie geniche, con il microbiota siamo ancora molto lontani dal raggiungimento del traguardo. Anche perché i geni del microbiota sono circa un milione contro i 23 mila dell'essere umano. La diversità è anche nella complessità”.
Guarino è scettico sugli effetti benefici del cibo crudo citati dai ricercatori di Graz. “E’ vero ma fino a un certo punto. Sono le fibre, contenute in questo caso dalla mela, a rappresentare il substrato della crescita dei batteri che avviene attraverso la fermentazione. Questo perché non abbiamo l’enzima per digerire alcune fibre e quindi lo fanno i nostri batteri. La cottura o meno di un alimento non è così decisiva”.
Una cosa è certa: la mela è un alimento prezioso. Oltre ai batteri benefici per il microbiota, “buccia e polpa contengono i polifenoli, prodotti attraverso frequentazione, che vantano un’azione antiossidante, antitumorale, antinfiammatoria”, conclude Guarino.