L’incidenza delle malattie infiammatorie croniche dell’intestino è in netto aumento. E si espande, per condizioni non ancora scientificamente certe, non solo nei Paesi storicamente interessati, come Europa e Nord America, ma soprattutto nei nuovi Paesi sviluppati. Un'emergenza che non trova riscontro, al momento, in un'adeguata assistenza nei confronti del paziente, tra terapie non adeguate, notevole impatto sulla qualità di vita e costi sempre maggiori per la spesa pubblica. Per cercare di far fronte a questo gap divulgativo e scientifico, si terrà da giovedì 29 novembre sino al 1 dicembre a Firenze, presso il Convitto della Calza, il IX Congresso Nazionale IG-IBD (Italian Group for the study of Inflammatory Bowel Disease, ossia Gruppo Italiano per lo studio delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali), organizzato dalla società scientifica IG-IBD.
La malattia delle economie che crescono
Oltre cinquecento gli specialisti partecipanti, provenienti da tutta Italia. Le principali tematiche del programma scientifico del Congresso comprendono i nuovi dati di epidemiologia e decorso clinico in Europa e nel mondo, il trattamento di queste patologie tra passato, presente e futuro, le controversie nelle diverse strategie di trattamento. Focus anche su medicina personalizzata, prevenzione delle infezioni e gestione di situazioni speciali, in particolare la gestione dei pazienti con storia oncologica.
"Le malattie infiammatorie croniche intestinali sono in aumento ovunque nel mondo, soprattutto nei Paesi dalle economie in maggiore crescita, come la Cina e l’India - spiega il Prof. Alessandro Armuzzi, Segretario Generale IG-IBD, Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS - Università Cattolica, Roma – Le IBD vengono attualmente considerate come malattie globali, mentre solo 30 anni fa erano per lo più localizzate in Europa e Nord America. In questi ultimi anni si sono maggiormente diffuse, proprio per via dell'industrializzazione e della globalizzazione. A contribuire fortemente è la componente ambientale, che agisce in maniera ancora ignota, e che, insieme alla predisposizione genetica, determina ad un certo punto della vita di un individuo una risposta immunologica abnorme nell'intestino. Ma se influisca maggiormente il cibo, l'inquinamento o qualche altro fattore, ancora non si sa".
In Italia i casi sono 200 mila
Si stima che oltre 5 milioni di persone nel mondo siano affette da malattie infiammatorie croniche dell'intestino, di cui circa 1.6 milioni nel Nord America e quasi 3 milioni in Europa, con un'incidenza media intorno ai 20 casi per 100.000 abitanti, ed una prevalenza media intorno ai 250 casi per 100.000 abitanti, rispettivamente. In Italia, pur mancando dati epidemiologici nazionali, vengono stimate oltre 200mila persone affette da colite ulcerosa o malattia di Crohn.
Circa il 50% dei pazienti con malattia di Crohn e fino al 20% dei pazienti con colite ulcerosa, inoltre, necessitano di intervento chirurgico entro 10 anni dalla diagnosi. Confermata, inoltre, una qualche predisposizione familiare nello sviluppo della malattia; infatti, un paziente su cinque ha uno o più parenti stretti affetti da malattia di Crohn o colite ulcerosa.
Pazienti sempre più giovani
Negli ultimi anni, inoltre, si è riscontrato un rapido e progressivo aumento dei casi a esordio in età pediatrica, con alcuni molto precoci, quelli definiti "very early onset", che possiamo vedere dai 2 di età anni in su.
"In Italia - spiega il Prof. Armuzzi - manca ancora un registro nazionale, quindi le cifre non sono certificate. Si può però dire che il 40% di questi 200mila casi è affetto dalla malattia di Crohn, mentre il restante 60% da colite ulcerosa. Le malattie infiammatorie croniche intestinali hanno il picco di incidenza tra i 20 e i 30 anni di età. Nel 20% della popolazione italiana le malattie infiammatorie croniche intestinali esordiscono in età pediatrica, provocando un decorso più aggressivo. La gestione di questi casi richiede un'attenzione notevole: i bambini affetti potrebbero rischiare di incorrere in un ritardo di crescita, ma anche in ricoveri ospedalieri ed interventi chirurgici".