Roma - Fino a qualche anno fa avere un tumore era una condanna certa. Oggi non è più così e il 'male incurabile" sta diventando sempre più curabile. Lo dicono i numeri. Oggi in Italia sette malati di cancro su 10 guariscono: oltre 3 milioni vivono con una diagnosi di tumore e circa due milioni possono affermare di avere sconfitto la malattia. Lo rivela il dossier sullo Stato dell'Oncologia del 2016, curato dall'Aiom e presentato al Senato. Secondo l'Aiom, l'impegno degli oncologi si muove su piu' fronti: da un lato migliorare la consapevolezza dei cittadini sulle regole della prevenzione, perché il 40 per cento dei casi di tumore può essere evitato con uno stile di vita sano (no al fumo, dieta corretta e costante attività fisica), con evidenti risparmi per il sistema sanitario; dall'altro garantire a tutti le terapie più efficaci e l'assistenza migliore, un obiettivo da raggiungere con la creazione immediata di un Fondo Nazionale per l'Oncologia. "Nel 2015 sono stati stimati 363mila nuovi casi di cancro nel nostro Paese", ha riferito Carmine Pinto, presidente nazionale dell'Aiom. "Il Fondo - ha continuato - può essere finanziato con le accise sul tabacco, 1 centesimo in piu' a sigaretta, per colpire una delle cause del tumore al polmone, tra le forme piu' diffuse, con circa 41mila nuove diagnosi registrate nel 2015. Terapie innovative sempre piu' efficaci consentono ai pazienti di vivere a lungo, in alcuni casi piu' di 5 anni con una buona qualita' di vita, anche se colpiti da patologie particolarmente aggressive come il melanoma avanzato che fino a pochi anni fa era caratterizzato da una sopravvivenza di 6-9 mesi".
Ancora troppi esami impropri
"Sono ancora troppi gli esami impropri, un problema che riguarda in particolare i marcatori tumorali". Lo ha sototlineato Stefania Gori, presidente eletto dell'Aiom. "Questi test sono utilizzati in oncologia - ha osservato - da più di 40 anni, ma oggi il loro uso sta diventando eccessivo rispetto al numero dei pazienti oncologici. Perché vengono impiegati a scopo diagnostico in persone non colpite dalla malattia. Nel 2012 sono stati eseguiti oltre 13 milioni di marcatori tumorali a fronte di 2 milioni e 300mila italiani che vivevano dopo la diagnosi (oggi sono oltre 3 milioni)". La soluzione, secondo l'Aiom, è rappresentata dalla uniformazione a livello nazionale delle indicazioni per un loro uso appropriato. Per questo l'associazione presentera', entro il 2016, un documento condiviso con la SIBiOC (biochimici clinici) e altre societa' scientifiche. "Data la bassa specificita' di quasi tutti i biomarcatori - ha aggiunto Carmine Pinto, presidente nazionale dell'Aiom - l'impiego a scopo diagnostico e durante il follow up comporta un'alta probabilita' di incorrere in risultati falsi positivi che, di fronte al numero complessivo di richieste, potrebbe riguardare in Italia ogni anno centinaia di migliaia di persone non affette da tumore, che almeno in parte vengono sottoposte ad ulteriori accertamenti di conferma o esclusione di una possibile neoplasia. L'eccessivo utilizzo di esami in scenari inappropriati rappresenta oggi un problema socio-sanitario complesso. Sono evidenti le conseguenze psicologiche e fisiche sul paziente e pesanti le ricadute sul piano della organizzazione e fruizione dei servizi, quindi anche economiche, che possono far seguito all'impiego di marcatori tumorali, di esami diagnostici di imaging e esami endoscopici prescritti in modo improprio". L'Aiom mette in campo molti strumenti per migliorare il livello di appropriatezza: dalla VI Edizione del Libro Bianco dell'Oncologia Italiana 2015, alle trentadue linee guida costantemente aggiornate, alle linee guida sul follow up, al documento di consensus sulla continuita' di cura in oncologia, alle sei raccomandazioni cliniche e metodologiche, ai controlli di qualita' nazionali per i test bio-molecolari, alla raccomandazione sull'implementazione del test BRCA nelle pazienti con carcinoma ovarico, fino ai "Numeri del cancro in Italia" che presentano ogni anno il quadro epidemiologico dei tumori nel nostro Paese. (AGI)