Mosca - Da quando Putin è stato eletto presidente, nel 2000, Mosca ha sempre perseguito una politica estera volta a recuperare l'influenza che l'Urss esercitava un tempo in Medio Oriente e non solo. L'alleggerimento del peso degli Stati Uniti in Medio Oriente e gli sconvolgimenti portati dalle "Primavere arabe" hanno creato nuovi spazi di manovra che il Cremlino ha sfruttato - soprattutto in Siria - a suo vantaggio, mosso da alcuni principi guida della sua diplomazia: non avere nemici ai propri confini, difendere e massimizzare gli interessi nazionali ed essere trattato da interlocutore alla pari dalle altre grandi potenze mondiali.
Ma quali sono i paesi dove si concentra l'attenzione della Russia?
SIRIA: il Paese ha dato al Cremlino la possibilità di rincorrere quel ruolo di mediatore che aveva provato ad avere senza successo già all'epoca del conflitto in Iraq e poi in Libia. Il sostegno al presidente Bashar al-Assad, l'unico vero alleato russo nel mondo arabo, serve a mantenere un'influenza in Medio Oriente. A poco più di un anno dall'intervento militare a fianco di Damasco, Mosca ha impiantato in Siria due basi: quella di Hmeimim e quella nel porto di Tartus, dove ha già schierato i suoi S-300.
UCRAINA: Si tratta del dossier più sensibile per Mosca, che non è intenzionata in nessun caso a vedere l'ex repubblica sovietica finire nella possibile sfera d'influenza politica o militare occidentale. Gli accordi di Minsk-2 sono attuati solo in modo molto parziale; la situazione nell'est del Paese assomiglia sempre più a quella di un conflitto congelato. Intanto la penisola di Crimea, annessa dopo un referendum popolare non riconosciuto dalla comunità internazionale, è di fatto russa.
EUROPA: Con Bruxelles il rapporto continua a rimanere teso. Mosca guarda alle divisioni interne alla Ue e alla popolarità dei partiti nazionalisti con interesse, anche perchè faciliterebbero il ritorno a una diplomazia bilaterale, in cui ha una grande tradizione di successo. In Europa crescono, anche all'interno della leadership politica, i sostenitori della politica del Cremlino.
STATI UNITI: I rapporti con gli Usa sono ai minimi storici e con Donald Trump Mosca spera di ricostruirli sulla base del rispetto degli interessi reciproci e di una partnership per entrambi vantaggiosa. Dall'amministrazione Trump, la Russia spera di ottenere l'ammorbidimento delle sanzioni e il riconoscimento della Crimea.
CAUCASO: Dopo il conflitto lampo con la Georgia del 2008, sono comparse le due repubbliche non riconosciute di Ossezia del sud e Abkhazia, sul Mar Nero, dove Mosca mantiene suoi peacekeeper. Nel conflitto del Nagorno-Karabach, Mosca appoggia l'Armenia contro l'Azerbaijan.IRAN: Con Teheran, Mosca combatte a fianco di Assad in Siria. Ad agosto, quello russo è stato il primo esercito straniero che, dalla Seconda guerra mondiale, ha utilizzato ufficialmente una base militare in Iran: caccia russi sono decollati dalla base di Hamadan per colpire Aleppo. L'Iran è anche un importante cliente per l'industria nucleare e militare russa.
ISRAELE: L'alleanza con l'Iran non piace a Israele che ha cercato rassicurazioni da Mosca. Il premier Benyamin Netanyahu ha incontrato Putin tre volte nell'ultimo anno e i due paesi hanno stretto un accordo militare per evitare incidenti in Siria, dove sono schierati su fronti opposti.
TURCHIA: Il flirt con Recep Tayyp Erdogan punta anche a indebolire la Nato, con la Turchia che in questo momento è sicuramente l'anello debole dell'Alleanza atlantica. A ottobre, i due paesi hanno siglato l'intesa per l'avvio dei lavori per il gasdotto Turkish Stream. Il rapporto tra i due paesi è basato, però, solo su logiche di pragmatismo.
NORD AFRICA: La Russia ha rilanciato il suo ruolo anche in Nord Africa, con l'Egitto di Abd al-Fattah Al Sisi. Oltre a forniture di armi, sono state organizzate esercitazioni militari congiunte e ci sarebbero accordi per finanziare una centrale nucleare. Al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, il Cairo ha appoggiato l'ultima risoluzione russa su Aleppo contro quella francese.
LIBIA: il Cremlino oscilla tra l'appoggio al premier del governo riconosciuto dall'Onu, Fayez Al Serraj, e il dialogo con il generale Khalifa Belqasim Haftar, a capo delle forze fedeli al Consiglio di Tobruk.
Una nuova rete di basi militari dal Sud-America all'Asia
La Russia sta valutando la possibilità di tornare ad avere basi militari a Cuba e in Vietnam. In passato, Mosca aveva già parlato dell'eventualità di creare una rete di basi all'estero. Il ministro della Difesa Serghei Shoigu aveva annunciato piani per sviluppare la presenza anche in Venezuela, Nicaragua, Seychelles e Singapore.
ASIA CENTRALE: L'Unione economica euroasiatica è il progetto politico ed economico, in cui Mosca sta cercando di far entrare più alleati possibili; oltre la Russia, conta Kazakistan e Bielorussia, Armenia e Kirghizistan. Con il motivo della lotta al terrorismo islamico, la Russia ha rafforzato la sua presenza militare sia in Tajikistan, che in Kirghizistan. In Uzbekistan, invece, sarà scelto un nuovo presidente il 4 dicembre e con ogni probabilità sarà Shavkat Mirziyoyev, considerato vicino al Cremlino. Ma è la Cina con il progetto della 'Nuova Via della Setà la vera potenza protagonista in Asia Centrale, soprattutto dal punto di vista economico, anche se Mosca mantiene la sua leadership nel campo militare attraverso l'Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva.
CINA: Il riavvicinamento della Russia a Pechino è partito prima del 2014, ma è stato con la crisi ucraina che la Russia ha iniziato a guardare alla Cina come l'alleato per rompere l'isolamento imposto dalle sanzioni occidentali. E Pechino ne ha approfittato: dopo 10 anni di trattative, è stato siglato un maxi accordo per la fornitura di gas russo del valore di 400 miliardi di dollari. Infine, ad agosto, la Repubblica popolare si è schierata a fianco di Assad in Siria, annunciando il rafforzamento della cooperazione nell'addestramento militare e nell'assistenza umanitaria.