Roma - Un Paese che preserva le tradizioni e in alcuni casi lavora per rianimarle, per salvare lingue in estinzione, che vive un rapporto di grande armonia con le minoranze cristiane ed ebraiche, forte di una politica di convivenza e di multiculturalismo diversa da quella adottata in Occidente: e' il 'modello' azero che si ritrova nel documentario 'Sotto un unico sole' di Javid Tavakkul presentato al primo Festival del cinema azerbaigiano a Roma da Sandro Teti, editore, esperto dello spazio post sovietico, nonche' rappresentante in Italia del Centro internazionale per il multiculturalismo e dialogo interconfessionale di Baku.
La pellicola, ha raccontato Teti all'AGI, "fa parlare i rappresentanti di tante minoranze etniche e religiose che popolano l'Azerbaigian": tra queste, ci sono quelle che "risiedono in zone remote del Paese, come gli Udi, discendenti degli albani, cristiani che vivono in maniera compatta in una valle del nord. E' in atto un loro 'Rinascimento' con lo studio della lingua udina nelle principali universita' e l'apertura di una chiesa". Ci sono "i Molocani, cosi' definiti dai russi perche' si astenevano dal bere qualsiasi bevanda alcolica e conducono tuttora una vita molto castigata". Non manca "la forte presenza ebraica, con la sua comunita' askenazita", e "gli ebrei delle montagne che parlano una lingua iranico giudaica e hanno fatto fortuna nel settore del commercio al dettaglio e delle costruzioni a Mosca", ma anche "i curdi, componente sempre importante nell'Azerbaigian, che abitavano principalmente in alcuni distretti adiacenti alla regione Nagorno Karabakh dell'Azerbaigian e da li' sono stati espulsi come risultato dell'occupazione militare da parte dell'Armenia".
Un mondo estremamente composito che trova espressione anche alla Biennale di Venezia, al Padiglione dell'Azerbaigian, intitolato - non a caso - 'Sotto un unico sole', nel quale trova spazio "una mostra fotografica molto bella in cui sono immortalati i rappresentanti di queste minoranze etniche" insieme a "un'installazione composta da strumenti musicali". Diversi esempi di una politica, quella portata avanti da Baku, volta a "preservare tradizioni e in alcuni casi a rianimarle, con un grande sforzo per mantenere in vita lingue in via di estinzione, una politica di convivenza e di multiculturalismo diversa da quella che ha fallito in Occidente, al contrario - ha sottolineato Teti - la variante azera funziona. C'e' da dire che in Occidente abbiamo forti minoranze frutto di migrazioni piu' o meno recenti, nel caso dell'Azerbaigian si tratta di popoli che per la maggior parte vivono li' da secoli". Tuttavia, il Paese a maggioranza musulmana ha saputo costruire "un rapporto di grande armonia con le minoranze ebraiche e cristiane, e nella stessa comunita' musulmana gli sciiti, maggioritari, convivono con una forte minoranza sunnita". Senza contare che in Azerbaigian, a differenza di altri Paesi islamici, "ci sono personalita' importanti della cultura e politica che si dichiarano non credenti".