Roma - Italia e Tunisia vantano buone relazioni in ambito economico e commerciale ma c'e' ancora "un potenziale importante" da sviluppare, con il rafforzamento della cooperazione industriale tra aziende, in particolare nei settori "tessile, agroalimentare e meccatronica". Ne e' convinto il ministro dell'Industria e del Commercio tunisino, Zied Laadhari, intervenuto alla conferenza "Tunisia, partenariato ed investimenti per uno sviluppo industriale integrato italo-tunisino". L'iniziativa e' stata organizzata da Confindustria Assafrica e Mediterraneo, in collaborazione con la Cooperazione italiana e il ministero dell'Industria tunisino, per presentare in Italia i Poli di Competitivita' tunisini realizzati a Bizerte, Gabes, Monastir e Sousse.
"I nostri sono Paesi geograficamente e culturalmente vicini", ha sottolineato Laadhari, ricordando che "l'Italia e' il secondo partner economico della Tunisia, e si possono sviluppare partenariati ancora piu' forti". Tra i settori in Tunisia che offrono maggiori opportunita' per le aziende italiane c'e' il "tessile, l'agroalimentare e il meccatronico", ma anche quelli nuovi e promettenti come "il farmaceutico e delle energie rinnovabili". A favore gioca "un ambiente favorevole al business, con un sistema fiscale attrattivo e garanzie per gli investitori", grazie anche alla nuova legge sugli investimenti esteri varata di recente da Tunisi. Per il ministro, "c'e' un potenziale importante e sta a noi liberarlo, svilupparlo", attraverso una piu' forte cooperazione industriale tra aziende, con il sostegno dei governi che sono "determinati ad accompagnare questa dinamica".
La Tunisia importa principalmente tessuti, macchinari e attrezzature, idrocarburi, prodotti alimentari e chimici per un totale nel 2016 di 17,75 miliardi di dollari, in cui l'Italia copre il 15,2% delle forniture dopo la Francia. Ugualmente, nell'ambito delle esportazioni, il Belpaese e' il secondo cliente di Tunisi (19,3%) dopo Parigi. Nel novembre 2016 il governo tunisino ha presentato il piano strategico quinquennale 'Tunisia 2020' per una crescita inclusiva e uno sviluppo sostenibile che prevede una serie di progetti infrastrutturali e d'investimento, pubblici e privati, per un totale di 60 miliardi di dollari. In quest'ottica si inseriscono i poli tecnologici creati dalle autorita' tunisine per offrire alle imprese spazi di insediamento e servizi di accompagnamento, dando anche modo di favorire e consolidare le collaborazioni tra imprese italiane e tunisine per l'avvio di attivita' destinate ai mercati dei due Paesi, del Mediterraneo e dell'area subsahariana.
I quattro poli realizzati a Biserta, Gabes, Monastir e Sousse, si occupano rispettivamente di agroalimentare, chimica, tessile/abbigliamento e meccatronica, considerati settori prioritari per lo sviluppo del settore privato.
Proprio nell'ambito del sostegno al settore privato tunisino, la Cooperazione italiana allo sviluppo ha finanziato il progetto "Sostegno ai Poli Tunisini" con l'obiettivo di fornire assistenza tecnica da parte dei Poli tecnologici italiani agli omologhi tunisini. Il programma, finanziato dalla Farnesina, mette a disposizione dei quattro poli le competenze italiane nella gestione di centri di innovazione. Capofila e' il torinese Environment Park con il suo modello di gestione particolarmente efficace grazie alla sua specificita' di 'ecosistema fisico'. "Le aziende - ha sottolineato Davide Canavesio, amministratore delegato - vengono da noi perche' il Parco tecnologico e' un punto di aggregazione e di ricaduta sul territorio non virtuale ma reale e tangibile". "Da anni la Cooperazione italiana punta a sostenere uno sviluppo sostenibile e inclusivo in Tunisia", ha sottolineato Pietro Sebastiani, direttore generale della Cooperazione, parlando di "un Paese ricco di opportunita' e centrale per lo sviluppo del Mediterraneo e del Nord Africa". Le potenzialita' di sviluppo per le imprese italiane non si limitano infatti alla Tunisia, che puo' rappresentare una piattaforma nella regione dalla quale espandere il proprio raggio d'azione. Come ha sottolineato il presidente di Assafrica, Giovanni Ottati, grazie al 'corridoio' tunisino, "all'interno di una catena di valore", "per l'Italia si aprono possibilita' sui mercati libico e algerino".