Roma - (di Cecilia Scaldaferri)
Rifiutare il 'taglio', le mutilazioni genitali femminili (Mgf), vuol dire non essere riconosciuta e accettata dalla comunita', non sposarsi, non avere figli. Una scelta difficile che pero' Nice Nailantei Lengete, una giovane ragazza Masai oggi 25enne, ha compiuto quando aveva 9 anni. E ' scappata di casa per evitarlo, per poi tornare e cominciare a lottare contro una pratica largamente diffusa, deleteria per la salute delle donne, dolorosa e invalidante, che puo' avere conseguenze gravi e portare anche alla morte.
La sua esperienza ha fatto scuola, la sua battaglia ha fatto 'proseliti', il suo impegno e' arrivato fino a Washington dove e' stata chiamata a parlare in occasione di un evento della Clinton Global Initiative. A oggi, grazie anche al sostegno di Amref, e' riuscita a salvare migliaia di ragazze da quella sorte, proponendo riti alternativi di passaggio che permettono alle giovani ragazze di far parte della comunita' senza essere mutilate.
"A spingermi a rifiutare la circoncisione e' stato quello che ho visto crescendo, e i problemi che causa, il dolore e il dover lasciare la scuola", racconta all'AGI. La questione e' delicata, riguarda tabu' culturali, difficile parlarne, mentre secondo Nice proprio questo bisogna fare: "parlarne, sedersi con i membri della comunita' e discuterne". "Ci vuole tempo, e' un processo per gradi", bisogna coinvolgere gli anziani, dai quali passano tutte le decisioni, ma anche i Moran, i giovani guerrieri, gli uomini della tribu', le stesse donne, non solo le bambine e le ragazze, ma anche quelle che le mutilazioni le hanno gia' subite.
"Non e' facile, ma non si puo' stare in silenzio, perche' altre ragazze moriranno, lasceranno la scuola e non potranno costruirsi un futuro, e la nostra comunita' continuera' a soffrire. Non ho potuto salvare mia sorella ma ho pensato che potevo fare qualcosa per le mie altre sorelle e le ragazze del Kenya e anche oltre. Non potevo restare silente e triste, dovevo parlarne. Credo nel potere delle informazioni, nel parlare con la gente, far prendere alle donne una posizione", sostiene con fermezza Nice, convinta che "non si stia investendo abbastanza sull'istruzione". "Se studi, conosci i tuoi diritti, scopri che le mutilazioni sono addirittura vietate dalla costituzione, che sono vecchie pratiche che bisogna combattere".
Per eliminare le Mgf e venire pero' incontro alle tradizioni, "di cui siamo figlie e che non rinneghiamo in toto, ma solo la parte cattiva", Nice da anni promuove riti alternativi di passaggio. Un iter lungo e complesso, che coinvolge profondamente la comunita'. E' questa infatti che "deve scegliere il proprio percorso di passaggio, altrimenti viene visto come un qualcosa imposto dal di fuori. Noi siamo li' per facilitare e dare informazioni ma deve essere accettata, devono sedersi e decidere cosa e' meglio per le loro ragazze.
Facciamo diversi incontri durante l'anno, con vari gruppi separatamente, anziani, uomini, donne e ragazze, in modo da capire come viene trattata la questione, che non riguarda solo le mutilazioni ma anche altri aspetti della sessualita'. Poi si passa ai tre giorni di formazione durante i quali si parla dell'importanza dell'istruzione, dell'andare a scuola, dei diritti, di quello che dicono le leggi. Invitiamo anche rappresentanti dei ministeri della salute, dell'istruzione, esperti, medici e infermiere.
Infine arriva la sera della cerimonia: le ragazze si fanno belle, si vestono con cura, seguendo i dettami della tradizione, questo momento di passaggio appartiene alla nostra cultura e non vogliamo abbandonarlo, quello che e' sbagliato e' il taglio, che viene sostituito dall'istruzione. Ci sono canti, balli, sfilate. Il giorno dopo, per le giovani c'e' la benedizione da parte degli anziani. La cosa piu' importante infatti - sottolinea Nice - e' l'accettazione da parte della comunita', significa che le rispettano, le considerano come donne. Un atto simbolico forte, in cui viene riconosciuto il loro ruolo, pur non essendo mutilate: le accettano come sono". (AGI)