Messina - Affari e voti. Pacchetti di consensi in vendita. Voto di cambio e corruzione elettorale. Nubi nerissime piombate sulle elezioni del biennio 2012-2013. L'inchiesta 'Matassa', che ha portato all'arresto a Messina di 35 persone, tra cui un consigliere comunale, decapitando i clan cittadini e facendo luce su prassi di condizionamento del voto, ha accertato, secondo i magistrati, "l'esistenza di una vera e propria associazione per delinquere finalizzata al voto di scambio e alla corruzione elettorale, operante nell'arco temporale in cui si sono svolte in città le consultazioni elettorali regionali, politiche e comunali che vanno dall'ottobre 2012 al giugno 2013".
L'organizzazione raccoglieva un cospicuo numero di voti, avvalendosi di un gruppo di persone gravitanti negli ambienti della criminalità organizzata che, allo scopo di ottenere vantaggi (denaro, derrate alimentari, disbrigo di pratiche amministrative, promesse di posti di lavoro, appalti), agiva come struttura di aggressiva 'propaganda elettoralè. In particolare, alcuni degli arrestati, spiegano gli inquirenti, "mediante un diffuso e capillare sistema clientelare" ostacolavano "il libero esercizio del diritto degli elettori", "procurando voti a Franco Rinaldi", presidente del collegio dei deputati questori all'Ars, ex Pd confluito in Forza Italia, "e a Francantonio Genovese", parlamentare nazionale, ex leader democratico siciliano, poi passato tra gli azzurri, sotto processo per i "Corsi d'oro" della formazione professionale. I due politici non sono indagati e, sentiti dagli investatori, hanno detto che non erano consapevoli della provenienza dei consensi. è finito in carcere, invece, Paolo David, consigliere comunale, fedelissimo dei due deputati di cui ha seguito il medesimo itinerario politico. David, che faceva parte della segreteria politica di Rinaldi e Genovese, è indicato nell'inchiesta con il ruolo di "promotore e organizzatore". Altri arrestati, quali Angelo e Giuseppe Pernicone, Baldassarre Giunti, con il compito di procacciatori di voti e di elementi di collegamento tra i soggetti politici e gli ambienti della criminalità organizzata messinese facente capo al clan Ventura e al clan Spartà. Giuseppe Picarella, titolare e gestore di strutture sanitarie, garantiva assunzioni ai soggetti che promettevano il loro sostegno elettorale ai candidati. Ai domiciliari Giuseppe Capurro, ex consigliere comunale di Messina, già capogruppo consiliare Pdl eletto, candidato alle elezioni amministrative per il rinnovo del Consiglio comunale di Messina del 2013 e non rieletto: è ritenuto responsabile di concorso esterno in associazione mafiosa, per aver contribuito, senza farne parte, al rafforzamento del clan Ventura e dei suoi interessi economici. Candidato alle elezioni amministrative per il consiglio Comunale di Messina, avrebbe accettato l'appoggio del boss del rione Camaro Carmelo Ventura. (AGI)