Cagliari - Scoperto il business del "caro estinto" nei principali ospedali di Cagliari: sono 168 gli indagati nell'operazione "Caronte" dei carabinieri del comando provinciale di Cagliari che dalle prime ore di stamane sono impegnati nell'esecuzione di 20 ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari. I destinatari, fra i quali i necrofori di cinque ospedali cagliaritani e 11 agenzie funebri, sono accusati di induzione indebita continuata in concorso, peculato continuato, truffa aggravata continuata e falso in atto pubblico.
Il business del "caro estinto" avrebbe fruttato ai beneficiari fra i 20 e i 200 euro a servizio funebre "segnalato": alla fine riuscivano a intascare una sorta di "secondo stipendio", fra i mille e i 1.500 euro al mese, inserendosi in un giro d'affari complessivo stimato in mezzo milione di euro. Nei loro confronti sono state seguite anche undici perquisizioni fra Cagliari, Quartu Sant'Elena, Dolianova, Sanluri, Iglesias, Narcao e Isili. Le indagini, condotte dalla stazione dei carabinieri di Cagliari Villanova fra il 2013 e il 2015 hanno consentito di accertare un sistema attraverso il quale i necrofori favorivano sistematicamente alcune agenzie funebri compiacenti, aiutandole nella vestizione delle salme e permettendo loro di mettere nella bara il defunto prima del tempo previsto dal regolamento di polizia mortuaria che prevede un attesa di almeno 15 ore dal decesso.
I necrofori coinvolti nelle indagini sono accusati ai aver accelerato la prassi burocratica: mettevano a disposizione la camera mortuaria piu' grande e, in alcuni casi, segnalavano ai parenti dei defunti le agenzie "amiche" cui rivolgersi.
Per alcuni necrofori indagati e' scattata anche l'accusa di truffa aggravata, in quanto dalle intercettazioni ambientali e videoriprese, e' emerso che non rispettavano gli orari di lavoro imposti: oltre a scambiarsi i turni senza informare la direzione sanitaria degli ospedali in cui lavorano, gli operatori funebri coinvolti avrebbero anche falsificato regolarmente gli orari delle timbrature dei badge elettronici, strisciando le tessere gli uni degli altri, con conseguente danno erariale per l'amministrazione sanitaria.
Ad altri indagati e' contestato il peculato, in quanto si servivano per usi personali del telefono dell'ufficio e di altre apparecchiature elettroniche. (AGI)