(AGI) - Catanzaro, 19 mag. - "Ritengo di dover intervenire sul grave episodio che si e' verificato nei giorni scorsi ad Isola Capo Rizzuto dove le troupes televisive di RaiNews e La7 sono state oggetto di minacce e aggressioni che, di fatto, hanno cercato di impedire lo svolgimento della preziosa attivita' di informazione ledendo il fondamentale diritto della liberta' di stampa sancito dalla Costituzione. E'un fatto grave che non puo' e non deve cadere nell'indifferenza, ne' puo' essere circoscritta ai soli addetti ai lavori. E' una vicenda che richiede una risposta e una reazione forte, in primo luogo da parte delle istituzioni e dal complesso delle forze sociali". Lo afferma il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio. "Tali atti - aggiunge - assumono un significato ancora piu' grave e inaccettabile, nel momento in cui momento in cui la magistratura, con un lavoro meritorio, minuzioso ed incisivo sta imprimendo concreti colpi alle organizzazioni criminali e mafiose di quel territorio e sta operando per ripristinare la legalita' in un settore che vede protagonisti donne e uomini disperatamente in fuga da terre pervase da conflitti, miserie e dittature. Voglio dire ad Angela Caponnetto e ai suoi colleghi che la criminalita' organizzata e le cosche mafiose che hanno lucrato spregiudicatamente sulle risorse destinate all'accoglienza degli immigrati, sono nemiche della Calabria. I fiancheggiatori che vogliono impedire alla libera stampa di fare informazione sulle vergognose ed infamanti vicende di cui si sono macchiati, emerse a seguito delle indagini della magistratura - sottolinea il governatore calabrese - non fanno altro che rendere un servizio a coloro che nell'omerta', nella complicita' e nei colpevoli silenzi hanno sempre avuto i migliori alleati. Bene ha fatto il ministro Minniti ad assumere una decisa azione anche in questa vicenda. Ad Angela Caponnetto e agli altri operatori dell'informazione che sono stati fatti oggetto di minacce ed intimidazioni - conclude Oliverio - voglio trasmettere il sentimento di sdegno della grande parte dei calabresi". (AGI)
.