La pressione sul Quirinale sul nome di Paolo Savona all’economia si è spostata dalle dichiarazioni dei politici sui social alle reazioni degli utenti dei social. Un meccanismo perfetto di rabbia scritta, e viralità cercata, che è arrivata a riempire le timeline nelle ultime ore.
Breve recap. Ieri la ‘rabbia’ di Matteo Salvini su Facebook ha acceso la miccia, il like di Luigi Di Maio ha esteso il fastidio per i dubbi del Presidente della Repubblica sull’81enne economista anche alla base pentastellata, già aizzata nei giorni scorsi dai toni dell’altro leader 5 stelle Alessandro Di Battista. E così, qualche ora dopo, quella rabbia è diventata un hastag su Twitter, #VogliamoSavona, che in poco tempo ha raccolto 30 mila messaggi (alle ore 14.10 del 26 maggio) di persone sul social che condividono la stessa rabbia dei due leader del promesso ‘governo del cambiamento’, con avvertimenti, accuse di eversione, a volte minacce nei confronti del Capo dello Stato.
Siamo davvero arrabbiati
— Ghita Iacono (@GhitaIacono) 25 maggio 2018
Tutti#GovernoDelCambiamento #GovernoConte #VOGLIAMOSAVONA pic.twitter.com/hqYqHgct3h
Se l’Italia fosse Twitter, in queste ore si direbbe che il giudizio degli italiani è praticamente unanime, diviso tra volontà politica e eccessi. E mentre minuto dopo minuto aumentano a decine i tweet, con loro aumenta anche la gravità dei toni, con una logica di emulazione che spesso porta sui social a dirla sempre più forte per ottenere maggiori “impression”, cioè visualizzazioni, retwitt, condivisione di messaggi.
#VogliamoSavona
— Avv. Giuseppe PALMA (@GiuseppePalma78) 25 maggio 2018
La democrazia sta cedendo il passo ad indicibili interessi sovranazionali. Il momento è gravissimo! La Repubblica è sotto attacco!
È forse la prima volta che si chiede la nomina di un ministro furor di tweet. Un ministro, che paradossalmente, all’età di 81 anni un profilo Twitter nemmeno ce l’ha. Non importa che quasi nessuno lo conoscesse, non importa che è parte dell'odiato 'establishment' da sempre. Basta un tweet di un leader politico abile sui social come Salvini a generare consensi per far partire quello che in gergo si chiama un tweetstorm, una tempesta di cinguettii sullo stesso argomento. Effetti della rivoluzione dei social nella comunicazione politica che stiamo imparando a conoscere in questi anni.
L'unica possibilità legittima di opposizione alla nomina di un ministro da parte del PdR è la violazione dei requisiti degli artt. 54 e 97 Cost.
— Luigi Pecchioli (@lupecchioli) 25 maggio 2018
Un veto preventivo non motivato scivola in un presidenzialismo, nettamente escluso dalla Costituente.
Un vero abuso.#VogliamoSavona
Dall’inizio della stesura di questo articolo alle sue ultime righe, l’hashtag #VogliamoSavona è passato dall’ultima alla prima posizione tra le tendenze nazionali di discussione su Twitter. Da due mila a 35 mila tweet in poche decine di minuti. E ai tweet di legittima richiesta politica di molti si aggiungono quelli che sostengono tesi che vorrebbero legare l’aumento dello spread a mosse precise delle ‘elite globaliste’ per contrastare il “governo #Gialloverde” usando due armi: spread e sbarchi. Qualcuno si dice sicuro che oggi ne sono previsti solo per oggi 1.500. Altri chiedono unione contro l’invasione “globalistaislamista”. Tra gli ultimi in ordine temporale alle 14.14 lo firma Emiliano, e racconta gli imprevisti di un certo tipo richiesta: “#VogliamoSavona Altrimenti rimane la piazza e i pali della luce”.
Facciamo vedere che ci siamo!!! @matteosalvinimi @luigidimaio #VOGLIAMOSAVONA
— Antonio M. Rinaldi (@Rinaldi_euro) 25 maggio 2018
#VogliamoSavona
— Emiliano (@emiliano5stars) 26 maggio 2018
Altrimenti rimane la piazza e i pali della luce