#byebyevitalizi, festeggia con un hashtag il Movimento 5 Stelle il taglio ai vitalizi al Senato, una “promessa mantenuta” dice il vicepremier Di Maio, “una misura di equità sociale” commenta il premier Conte con un tweet, che continua scrivendo “un segno di attenzione che la “buona” politica deve offrire per poter parlare con credibilità ai cittadini!”.
#byebyevitalizi! Detto, fatto. Promessa mantenuta. Bye bye vitalizi anche per gli ex senatori. Questo privilegio non esisterà più per nessuno. Evviva! ✌ pic.twitter.com/2W8xcBdHXi
— Luigi Di Maio (@luigidimaio) 16 ottobre 2018
Anche il presidente della Camera Roberto Fico commenta con soddisfazione “è un passo importante ma non è certo l’ultimo” e dice il vero, il Governo del cambiamento ora punta dritto verso il taglio ai vitalizi delle Regioni, anzi, pone la questione in maniera tutt’altro che amichevole: nella manovra sarà presente una norma che bloccherà le erogazioni alle regioni per il pagamento dei vitalizi, se questi non saranno aboliti.
Il Senato ha appena dato il via libera al taglio dei vitalizi. La riduzione di sprechi e costi della politica è anch’essa una misura di equità sociale, un segno di attenzione che la “buona” politica deve offrire per poter parlare con credibilità ai cittadini! #ByeByeVitalizi
— GiuseppeConte (@GiuseppeConteIT) 16 ottobre 2018
“Non deve restare nemmeno un vitalizio in Italia” tuona Di Maio, ma in Sicilia la discussione è già in atto da tempo e sono sempre i pentastellati ad averla portata in aula andando a scontrarsi con il presidente dell’Assemblea Regionale Gianfranco Miccichè, che a luglio sull’argomento diceva “I 5Stelle non fanno proposte ma agitano una vendetta contro chi ha fatto politica. Io ho rinunciato al mio lavoro per fare politica e senza il vitalizio quando non sono stato rieletto non avrei avuto di che far vivere la mia famiglia. Chi mi mantiene in caso di mancata rielezione, Cancelleri?”.
Ora tocca alle Regioni
Del tema dei vitalizi alle Regioni si era già occupato il precedente governo dando un taglio netto alle poltrone che, con l’ultima Finanziaria sono scese da 1200 a 850. Era il 2012 invece quando tutte le Regioni hanno alzato l’età pensionabile, ora fissata a 65 anni con la possibilità di restare a casa a 60 rinunciando al 20% del proprio vitalizio. Il Piemonte si è preso il toro per le corna e i consiglieri regionali il vitalizio possono anche barattarlo non pagando i contributi e mettendosi in tasca uno stipendio più alto. Restano in pratica salvi circa 3000 vecchi vitalizi regionali e in quasi tutte le Regioni sono scattati i cosiddetti “contributi di solidarietà”, che nient’altro sono che tasse triennali suggerite dalla Corte Costituzionale per evitare di danneggiare chi è in pensione da troppo tempo e su quel vitalizio ci conta per poterci campare e bloccare la valanga di ricorsi degli ex consiglieri.
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Valanga di ricorsi che se non è stata minacciata apertamente oggi certamente è già sulla punta della lingua di Aldo Bottin, ex consigliere del Veneto e presidente del Coordinamento nazionale delle associazioni degli ex consiglieri regionali, che oggi risponde con una nota ai propositi del Movimento 5 Stelle: “Una decisione brutale, ingiusta, non rispettosa della Costituzione e dei patti che abbiamo sottoscritto, una violazione del diritto. C'è un accanimento verso chi è stato eletto e che viene considerato un usurpatore di fondi. Non resteremo inermi".
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"Molte Regioni - osserva Bottin - hanno già abolito il vitalizio vecchia maniera, altre hanno trasformato il vitalizio passando dal sistema retributivo a quello contributivo. Tutte hanno introdotto un contributo di solidarietà che è stato addirittura, in prima battuta, ritenuto valido per tre anni e poi prorogato per altri tre: in molte Regioni i consiglieri hanno impugnato già questo provvedimento. Il sistema previsto dalla Costituzione e dagli statuti regionali è questo, non l'ho deciso io”. Nel 2012 è stato calcolato che gli enti hanno speso circa 170 milioni di euro per i vitalizi, il contributo di solidarietà ne ha fatti risparmiare circa una ventina.