Il Movimento 5 Stelle vuole accelerare sull’abolizione dei vitalizi, che considera il “primo risultato che possiamo portare a casa”. Un concetto che, spiega il Fatto Quotidiano, Luigi Di Maio ha rilanciato alle telecamere di Rete 4, davanti a Montecitorio: “Noi – dice l’aspirante premier – ce la stiamo mettendo tutta per tagliare i vitalizi prima che si vada a votare. Cerchiamo di tagliarne più possibile, poi vediamo cosa diranno i calcoli”.
Sul tema si sono confrontati mercoledì anche il presidente della Camera, Roberto Fico, e il Presidente dell’Inps, Tito Boeri. “Al lavoro sul tema dei vitalizi. Non ci fermiamo”, ha scritto poi su Instagram il numero uno di Montecitorio postando una foto dell’incontro avuto con Boeri. I due si erano già visti lo scorso 18 aprile, sempre per discutere dell’assegno percepito dagli ex deputati. In quella occasione Fico aveva puntualizzato che “la presidenza della Camera sta lavorando e continuerà a lavorare in modo approfondito”.
Cosa (non) è stato fatto
In realtà la strada non è in discesa e si è già in ritardo rispetto alle promesse fatte, osserva Repubblica: “Aboliremo i vitalizi nel giro di due settimane con una delibera” annunciava il 12 aprile scorso Riccardo Fraccaro, questore anziano della Camera. “Finora l'unico atto concreto è stata l'istruttoria presentata all'ufficio di presidenza il 26 aprile scorso dai questori guidati da Fraccaro. Lì si ipotizzava che il ricalcolo dei contributi degli ex deputati potesse dare 18,7 milioni di euro l'anno di risparmi. Dalla stima sono esclusi gli ex senatori e anche gli assegni di reversibilità su cui in base all'istruttoria si interverrebbe successivamente”.
Boeri: “I vitalizi non sono una battaglia simbolica”
I vitalizi non sono una battaglia “solo simbolica“, anzi si parla di “risparmi importanti, nell’ordine dei 150 milioni l’anno”, aveva dichiarato qualche settimana fa Tito Boeri, presidente dell’Inps, ospite di Lucia Annunziata a In mezz’ora in più su Rai 3. Boeri aveva inoltre definito “scandaloso” che la Camera della vecchia legislatura “non ci abbia fornito i dati sui contributi versati dai singoli parlamentari”.
Risparmi più modesti del previsto
In realtà, spiega Repubblica, la cifra sarebbe molto più bassa. La prima verifica dunque sembra portare a risultati assai più modesti di quelli sperati. Ma non è finita. “Nell'istruttoria si ipotizzano due diversi sistemi di revisione, uno prevede il ricalcolo con il sistema contributivo, l'altro introdurrebbe un criterio forfettario. Il risparmio sarebbe simile, ma le conseguenze sui singoli beneficiari assai diverse. Con il primo sistema sono state già fatte delle simulazioni da cui risultano tagli agli assegni che vanno dall'80% e oltre a zero. Con risultati molto discutibili dal punto di vista dell'equità”.
Tre esempi, tre diversi risparmi
- Un ex deputato di oltre 90 anni, che ha fatto una sola legislatura, la terza, e ha cinque anni di contributi vedrebbe scendere il suo assegno, percepito dal 1986, da 3.108 euro a soli 533, con un taglio di 2.574 euro.
- Un sessantenne eletto in due legislature, che prende il vitalizio dal 2017 e ha 10 anni di contributi passerebbe da 4725 euro a 2533.
- Chi invece ha quattro legislature alle spalle, 74 anni e 24 di contributi perderebbe solo mille euro sui 9200 percepiti attualmente.
I numeri dei vitalizi in 5 punti
- 2.600: È il numero dei parlamentari che percepiscono un vitalizio dalla Camera o dal Senato
- Il calcolo contributivo vale solo per gli eletti dopo la riforma del 2011
- 10.131: L'importo netto dell'assegno vitalizio mensile più alto pagato alla Camera. A riceverlo è l'ex sottosegretario e ministro Publio Fiori, trent'anni in Parlamento
- 6.939: L'importo netto dei vitalizi più alti al Senato. Ne beneficiano, fra altri, gli ex ministri Mastella, Pisanu, Mancino e Bassanini
- 18,7: Secondo il M5S, sono i milioni di euro che si risparmierebbero ricalcolando gli assegni su base contributiva degli ex deputati, senza contare le reversibilità