Il blitz di Virginia Raggi di fronte alla sede di CasaPound riapre lo scontro tra la sindaca M5s e il movimento di estrema destra. E ripropone la contesa a distanza tra la prima cittadina e il vicepremier Matteo Salvini, che da mesi ne critica l'operato in città, sul tema degli sgomberi a Roma. Stavolta il Campidoglio, che non ha competenze dirette sullo stabile occupato dagli attivisti di CasaPound, contesta l'irregolarità della scritta in marmo apposta anni fa sopra al portone del palazzo e ne chiede la rimozione entro 10 giorni. Il provvedimento amministrativo notificato dalla Polizia Locale riguarda anche lo striscione con la scritta "questo è il problema di Roma" che campeggia provocatoriamente da quando la sindaca ne ha più volte richiesto lo sgombero.
La Raggi da circa un anno ha lanciato una campagna chiedendo al Viminale lo sgombero dell'immobile e dicendosi pronta a fare quanto di competenza del Comune, ovvero offrire assistenza alloggiativa agli occupanti qualora ne avessero diritto. Salvini da parte sua ha sempre replicato che sugli sgomberi a Roma c'è una lista di priorità stilata dalla Prefettura.
Uno scontro lungo un anno
La contesa strisciante tra Raggi e Salvini si trascina ormai da un anno tra polemiche e attacchi incrociati, anche dai toni piuttosto aspri, legati a fatti di cronaca o a contingenze politiche. Basta ricordare le parole della sindaca dopo la passeggiata del titolare del Viminale a San Lorenzo a seguito della la morte della giovane Desirée Mariottini: "La Lega non conosce la città". O i ripetuti affondi di Salvini, che più volte ha sostenuto che i romani "si aspettano molto di più dal sindaco di Roma", parlando di decoro e rifiuti. E poi lo scontro sul Salva-Roma, che la Lega ha contestato nella sua prima versione.
Sullo sfondo la partita per il Campidoglio con la Lega che dopo aver fatto il pieno di voti alle ultime europee nelle periferie romane - secondo partito in città dopo il Pd mentre il M5s al momento sarebbe fuori anche dal ballottaggio - si candida a scalare per la prima volta Palazzo Senatorio. E la Raggi che, nonostante l'alleanza di governo M5s-Lega, non ha mai lesinato critiche al titolare del Viminale, consapevole che la sfida nel 2021 per il Campidoglio sarà con il Carroccio.
E CasaPound prepara il ricorso
Ora la nuova frontiera di tensione è su CasaPound. Il palazzo di via Napoleone III, sede in epoca fascista dell'ente per l'istruzione media e superiore e poi di uffici del ministero dell'Istruzione, è stato occupato il 27 dicembre 2003 - attualmente ospita circa 20 famiglie - e nel corso degli anni è stato trasformato nel cuore del movimento di estrema destra. Proprio il Miur il giorno dopo l'occupazione sporse denuncia, informandone la Prefettura, e chiedendo lo sgombero dell'edificio. Successivamente però il ministero avrebbe comunicato al Demanio dello Stato le cessate esigenze di utilizzo del palazzo.
Nel rimpallo di competenze tra enti dello Stato sulla titolarità della gestione dell'immobile sono trascorsi 15 anni, nel frattempo il sollecito di sgombero è rimasto lettera morta. Il mese scorso l'Agenzia del Demanio ha presentato un esposto per avviare l'iter con cui ritornare in possesso dell'immobile. Nonostante questo lo stabile dell'Esquilino non figura nella lista degli immobili da sgomberare a partire dalla primavera del 2020 a Roma, stilata dalla Prefettura, né tra le strutture da liberare nei prossimi mesi per via della pericolosità statica o di contenziosi giudiziari pendenti.
Dopo il blitz il movimento di estrema destra parla di Raggi "ossessionata" da CasaPound e invita la sindaca a occuparsi di "trasporti, immondizia e campi nomadi". Gli occupanti hanno già fatto sapere che non intendono rimuovere la scritta e ricorreranno contro il provvedimento del Campidoglio. La contesa dunque sembra destinata a protrarsi nei prossimi mesi, coinvolgendo Campidoglio e Viminale.