Il 2017 è stato l'anno della 'normalizzazione' per l'esperienza di Virginia Raggi in Campidoglio. Svestiti parzialmente i panni della militante pentastellata la sindaca ha saputo indossare con più disinvoltura le vesti istituzionali, mostrandosi maggiormente a suo agio anche nei contesti formali legati al suo incarico. Certo, i risultati promessi in campagna elettorale su rifiuti e trasporti - le principali croci dei romani - sono ancora distanti dall'essersi concretizzati. La sindaca cita spesso l'alibi della situazione, obiettivamente difficile, delle casse comunali ereditata dal passato. Solo la gestione commissariale del debito storico (quello dal 1957 al 2008) ne deve smaltire ancora 12 miliardi. Ma gli errori nelle nomine commessi nei primi sei mesi del mandato, dall'elezione a giugno 2016 fino a dicembre dello scorso anno, hanno continuato a condizionare il percorso della giunta.
Appuntamento col Gup il 9 gennaio
Proprio per una di quelle scelte, la nomina di Renato Marra a capo della Direzione Turismo mentre il fratello Raffaele era alla guida del Dipartimento Personale, il 9 gennaio la Raggi si troverà di fronte al giudice dell'udienza preliminare che dovrà decidere se rinviarla a giudizio o meno in merito all'accusa di falso. Un eventuale processo a suo carico potrebbe scalfire nuovamente il principio dell'onestà da sempre rivendicato dai 5 Stelle, già messo a dura prova lo scorso anno quando proprio Raffaele Marra è stato arrestato con l'accusa di corruzione. Un'ipotetica condanna a meno di due anni non farebbe incorrere la sindaca nella decadenza dall'incarico prevista della legge Severino ma la porrebbe automaticamente fuori per le regole del Movimento. Nel codice etico a 5 Stelle c'è scritto che "è considerata grave ed incompatibile con il mantenimento di una carica elettiva la condanna, anche solo in primo grado, per qualsiasi reato commesso con dolo". E la Raggi ha sempre detto che, in caso di condanna, si atterrà alle regole interne dei pentastellati.
Il nodo delle nomine
Il capitolo nomine potrebbe essere affrontato anche per quanto riguarda la giunta. Dopo il richiamo avuto dalla Raggi, resta da chiarire la permanenza dell'assessore al Commercio, Adriano Meloni, dopo il dissidio con il consigliere Andrea Coia sull'organizzazione del mercatino di Natale a piazza Navona. La maggioranza invece inizierebbe a nutrire perplessità sulla titolare dei Trasporti Linda Meleo, a cui verrebbero imputati risultati inferiori alle aspettative.
L'eterna grana dell'Atac
Date queste premesse, nel 2018 la Raggi è obbligata a un cambio di passo che mostri ai romani, dopo due anni, qual è la direzione di marcia del suo mandato. Nei primi mesi dell'anno l'Atac dovrà presentare il piano di riordino alla sezione fallimentare del Tribunale di Roma presso cui ha aperto la procedura di concordato preventivo in continuità. Schiacciata da 13 miliardi di debiti l'azienda del trasporto pubblico chiede di poter ristrutturare la sua esposizione con i creditori spalmandola nell'arco di 5 anni così da poter investire nel frattempo anche risorse sul rinnovamento del parco mezzi e sul contrasto all'evasione tariffaria. Al momento Atac dispone di un parco autobus da 1.500, con un'età media attorno ai 10 anni, ma ne circolano circa 1.300 al giorno con i restanti fermi tra manutenzione e guasti. Pochi per una città di 2,9 milioni di abitanti, che aggiungendo pendolari e turisti arriva anche a 5 milioni.
Dove arriverà la metro C?
Tra fine febbraio e inizio marzo è attesa l'apertura della stazione San Giovanni della Metro C, snodo fondamentale per collegare l'opera alla linea A. La struttura resta la grande incompiuta della mobilità cittadina. Con l'apertura della stazione San Giovanni nel tratto in direzione centro la frequenza sarà di 14 minuti, praticamente quattro treni all'ora, tempi non da metropolitana moderna. Resta da chiarire anche quale sarà il capolinea finale, mancano due fermate per arrivare al Colosseo, dove la linea incrocerà la B, mentre per giungere fino a piazzale Clodio, come previsto dal progetto iniziale, servirebbero nuove risorse difficili da reperire dopo 10 anni di cantiere e più di 3 miliardi di euro già spesi. Finora sindaca e giunta non hanno mai espresso una parola chiara sul futuro dell'opera limitandosi a puntare su infrastrutture di trasporto low cost. Nel 2018 arriverà il progetto finale di uno dei 5 nuovi tram proposti dalla maggioranza, quello da stazione Termini ai Fori Imperiali, ma anche qui poi bisognerà trovare le risorse per realizzarlo.
Rifiuti e infrastrutture
Nei primi mesi del nuovo anno è attesa anche la presentazione dei progetti per due nuovi impianti di trattamento rifiuti e uno per il riutilizzo dei materiali, strutture chiamate a rendere autosufficiente il ciclo dello smaltimento a Roma. Attualmente la Capitale dispone di quattro impianti, due pubblici e due privati, che però non bastano a coprire le 4.500 tonnellate di mondezza prodotte quotidianamente, così appena una struttura incappa in qualche problema il ciclo di smaltimento entra in sofferenza e i cassonetti traboccano.
L'Ama con un bando punta a portare transitoriamente fino a 500 tonnellate in altre Regioni: è in corso una trattativa con l'Abruzzo, mentre quella con la Toscana si è interrotta a causa di un'inchiesta giudiziaria. Resta l'ipotesi di portarli in Emilia Romagna, con la quale però l'interlocuzione non è mai partita. Ecco allora che la priorità sono i nuovi impianti di trattamento, che però per essere autorizzati, costruiti e diventare operativi avranno bisogno di almeno un paio di anni. Sul versante urbanistico, invece, la partita dello stadio dell'As Roma nei primi mesi dell'anno vedrà il voto finale dell'Assemblea Capitolina alla variante urbanistica, dopo un ultimo passaggio in Regione i cantieri potranno finalmente partire. Altra operazione targata 5 Stelle attesa nel 2018 è l'avvio dei lavori per l'abbattimento del tratto della Tangenziale Est che passa davanti alla stazione Tiburtina. Su quello del decoro urbano la prossima estate potrebbe vedere il ritorno di un arenile sulle sponde del Tevere, in zona Ponte Marconi, e l'avvio dei primi interventi fatti in autonomia dai balneari per la risistemazione del lungomare di Ostia.