E' terminato dopo oltre 5 ore il vertice sulla Tav a palazzo Chigi. Il governo chiederà un bilaterale con la Francia sui criteri di finanziamento: questa la conclusione cui si è giunti in questo primo round fra i due alleati di governo.
Lega e M5s restano, tuttavia, arroccati sulle loro posizioni. Matteo Salvini, dopo aver riunito i suoi al Viminale nel pomeriggio, è convinto che i bandi di gara non si debbano bloccare e che la Telt, la societa' italo-francese realizzatrice della Tav, lunedì debba dare il via libera alle gare come previsto.
In mattinata la nota di Palazzo Chigi: "A distanza di vari anni dalle analisi effettuate in precedenza e, in particolare, alla luce delle più recenti stime dei volumi di traffico su rotaia e del cambio modale che ne può derivare, sono emerse criticità che impongono una interlocuzione con gli altri soggetti partecipi del progetto, al fine di verificare la perdurante convenienza dell'opera e, se del caso, la possibilità di una diversa ripartizione degli oneri economici, originariamente concepita anche in base a specifici volumi di investimenti da effettuare nelle tratte esclusivamente nazionali".
Scheda: Tav, la verità dei fatti
Torna in auge l'ipotesi del referendum, come fonti leghiste hanno fatto trapelare già prima dell'avvio del vertice. Sul fronte 5 Stelle resta il 'no'. I gruppi parlamentari non vogliono passi indietro su quella che considerano una delle battaglie identitarie del Movimento. M5s insiste sul potenziamento della linea esistente del Frejus con lo sblocco immediato dei cantieri, soluzione che consentirebbe una riduzione dei costi.
La riunione era iniziata intorno alle 20,30. Presenti il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, insieme ai tecnici che si sono occupati del dossier. Da subito le posizioni sono apparse piuttosto distanti.
"Il treno costa meno, inquina meno e su questo non c'è nessuno che mi possa far cambiare idea", aveva detto il segretario della Lega, Matteo Salvini, entrando a palazzo Chigi. Sull'alta velocità "il forse non c'è", ha precisato a chi gli ha chiesto se ci sarà un sì o un no. E fonti della Lega hanno premesso: disponibili a modifiche del progetto purché non sia tradito lo spirito iniziale. Si' alla via parlamentare o alla consultazione dei cittadini per una soluzione positiva per il Paese.
I 5 stelle avvertono: "Irruenza di Salvini potrebbe segnare la caduta del governo"
Dal Movimento 5 Stelle veniva ribadito che "la posizione non cambia" e arriva l'avvertimento di chi sulla Tav è da sempre sulle barricate in modo diretto: "Sono molto preoccupato dal vertice che si terra': ho estrema fiducia in Conte, Di Maio e Toninelli, ma come sanno bene anche loro, se partono i bandi di gara si potranno fermare solo bilateralmente in accordo tra Italia e Francia", ha dichiarato il piemontese Alberto Airola, senatore M5s.
"Potrebbe essere quindi l'inizio della sconfitta per chi si oppone all'opera e di sicuro sarà percepita come tale. L'irruenza salviniana sul tema potrebbe segnare la caduta di questo governo", osserva.
E il collega Luca Carabetta, che da sempre segue il dossier Alta Velocità aveva ribadito in serata: il Movimento 5 Stelle "è sempre stato sul no alla Tav. Finché qualsiasi ipotesi riguarda la realizzazione del tunnel di base è una condizione che non possiamo accettare. Se si fa è evidentemente un problema - ha sottolineato - ma nel governo abbiamo sempre trovato la soluzione".
Intanto oggi, alle 19,30, è stato convocato un Consiglio dei ministri. Non è da escludere che anche di Tav si accenni. La soluzione è stata annunciata dal premier Conte per venerdì. Lunedì 11 marzo è fissato il cda della Telt, la società di progettazione e gestione dell'Alta velocità, metà francese e metà italiana, che dovrà decidere il via libera ai bandi di gara per le imprese interessate all'infrastruttura in gioco.