Ai piani alti del Nazareno, dove Nicola Zingaretti è tornato dopo il colloquio con Conte, filtra "sconcerto" per le parole di Luigi Di Maio che è tornato ad evocare le urne nel caso non vengano recepiti tutti i punti del programma M5s. Eppure, commentano alti dirigenti dem, si era arrivati a un accordo con il M5s, firmato dai capigruppo Patuanelli e D'Uva. "Viene il sospetto che Di Maio non abbia letto quel documento", si commenta ancora.
Come nel Gioco dell'Oca, le pedine in campo per la formazione del governo sembrano essere tornate al via. La metafora è della vice segretaria del Pd, Paola De Micheli, che da voce all'irritazione di tutto il partito, Zingaretti in testa, per il "rilancio" di Luigi Di Maio. Uno sconcerto che attraversa tutto il partito, non solo il quartier generale, e che arriva fino alle prime linee renziane che leggono l'atteggiamento del capo M5s come "un tentativo di alzare la posta del giuoco facendo leva sul fattore tempo". Nei minuti immediatamente successivi all'esternazione del leader pentastellato era circolata la voce di un prossimo incontro tra lo stesso Di Maio e il vice segretario Andrea Orlando, da tenere alle 17. Voce però non confermata dai canali ufficiali. "Nessun incontro è in programma", fanno sapere dal Pd.
E se in una nota il M5s fa sapere che il problema non sono le poltrone, fra i dem si invita a guardare proprio in casa del Movimento: "Il nervosismo di Di Maio è legato alla paura di perdere il controllo del suo partito", è la lettura che viene data. Un timore alimentato anche dal fatto che, ormai da giorni, il segretario Zingaretti ha rinunciato a trattare direttamente con l'omologo pentastellato preferendo guardare direttamente a Conte. L'irritazione dem scorre anche sui social network: "Se Di Maio vuole tornare al voto, lo dica chiaramente", scrive Orlando su Twitter. "Questa manfrina di minacce e ultimatum è inspiegabile. Conte chiuda la lista nel weekend e si presenti ai mercati lunedi' mattina con un governo di qualità già fatto. Che cosa aspetta ancora?", rincara Bonifazi.