"Lo stop alle trivelle è una battaglia per la sovranità nazionale. Io alla mia terra ci tengo, all'Italia ci tengo, al mio mare ci tengo e non ho alcuna intenzione di svendere nulla ai petrolieri del resto del mondo. Sviluppiamo questo paese in maniera sostenibile e proiettati al futuro", ha proseguito Di Maio.
"Un passo importante per il cambiamento del modello di sviluppo è lo stop alle trivelle. Ieri - ha ricordato il vicepremier - in commissione al Senato è stato approvato l'emendamento che blocca 150 trivellazioni petrolifere in Italia. Lo stop alle trivelle non vuol dire meno sviluppo ma uno sviluppo diverso che crea più occupazione. Si investe dove si creano più posti di lavoro. Secondo l'Irena, l'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili, il numero degli occupati nelle rinnovabili è in aumento, il 30% in 5 anni. L'Italia con tutto il sole e il vento che ha, farebbe cifre record", ha sottolineato.
"Il petrolio estratto non serve a coprire il fabbisogno italiano. Il petrolio estratto in Italia è per lo più venduto all'estero da multinazionali estere, solo il 7% resta in Italia", ha osservato, concludendo che "investire nelle fonti rinnovabili crea 10 volte di più posti di lavoro".
"Le parole del Premier Conte e del ministro Di Maio sulle trivelle sono sacrosante e in commissione Ambiente e al Ministero siamo al lavoro uniti su uno stesso fronte comune: quello del sì alle rinnovabili. Si tratta di una battaglia di ogni singolo cittadino per la difesa della propria terra e lontano dagli interessi delle lobby e delle compagnie petrolifere".
Così in una nota i deputati del MoVimento 5 Stelle in Commissione Ambiente. "Il settore estrattivo dell''oro nero' - aggiungono - per troppo tempo ha riempito le proprie casse a discapito degli italiani e dei loro mari. Investendo nelle energie rinnovabili confermiamo, inoltre, l'impegno del MoVimento 5 Stelle a voler creare posti di lavoro, esattamente dieci volte più di quello che fanno le fonti energetiche fossili".