La maggioranza esce ridimensionata dalla due giorni di votazioni su Matteo Salvini e Danilo Toninelli. A Palazzo Madama, infatti, i numeri dei giallo-verdi si sono attestati in entrambe le giornate sotto quota 161, ovvero la maggioranza assoluta, e ciò potrebbe ripercuotersi sulla tenuta in vista dell'esame di provvedimenti delicati.
Sin dall'inizio dell'avvio del governo Conte la maggioranza M5s-Lega al Senato ha potuto contare su un esile equilibrio, tanto più dopo le espulsioni di alcuni senatori dal Movimento: i giallo-verdi infatti raggiungono quota 165 (58 senatori della Lega e 107 dei 5 stelle), quindi 4 soli voti in più rispetto alla maggioranza assoluta. Un margine che non consente agli alleati di governo di dormire sonni tranquilli.
Un primo campanello d'allarme si è registrato mercoledì, in occasione del voto al Senato sull'autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell'Interno Matteo Salvini. Da soli, i 153 voti di Lega e M5s (a causa di tre voti difformi dei pentastellati e di 7 assenze tra i 5 stelle e 2 tra le file della Lega) non sarebbero bastati ad evitare il processo al vicepremier sul caso Diciotti. Ed è stato solo grazie ai voti di senatori del gruppo Misto (tra cui alcuni ex M5s, che sin dall'inizio votano la fiducia al governo) e, soprattutto, del 'soccorso' di Forza Italia e FdI, che la vicenda Diciotti si è conclusa positivamente per il governo con 237 voti.
Se il 'soccorso' di forze esterne alla maggioranza giallo-verde oggi, per respingere le mozioni di sfiducia nei confronti del ministro Toninelli, non era necessario a causa del quorum più basso, tuttavia il dato numerico evidenzia una maggioranza che non raggiunge quota 161. Nonostante il ricompattamento di M5s, con il rientro delle dissidenti Nugnes, Fattori e La Mura e un numero minore di assenti grillini, l'asticella si è fermata prima a 159 e poi a 157 voti.
Al netto di dati fisiologici come le assenze nei vari gruppi e le missioni per i componenti del governo, la maggioranza ha 'perso' alcuni pezzi dal giorno della prima fiducia al Senato, nel giorno dell'insediamento dell'esecutivo Conte, dove i voti a favore furono 171, grazie pero' ad alcuni senatori del Misto e a ex pentastellati. Va inoltre sottolineato che, in tempi più recenti, i numeri dei giallo-verdi sono andati oltre la soglia della maggioranza assoluta: 163 i voti a favore in occasione della fiducia sul dl sicurezza lo scorso novembre, 162 per lo "spazzacorrotti" a dicembre e 163 per la legge di Bilancio.
Dati su cui hanno oggi insistito tutti gli esponenti dell'opposizione, al termine delle votazioni sulla sfiducia a Toninelli: "Il governo non ha più la maggioranza in Senato - ha dichiarato il capogruppo Pd Andrea Marcucci - A questo punto chiediamo al presidente Conte di venire a verificare i numeri a disposizione del Governo". Gli ha fatto eco l'omologa azzurra Annamaria Bernini, la quale ha osservato che "al Senato la maggioranza non ha più i numeri" e che "è la chiara dimostrazione delle difficoltà politiche di un governo ormai allo sbando". Prima di loro, Ignazio La Russa, di FdI, aveva annunciato di voler proporre alla presidente del suo partito Giorgia Meloni una mozione di sfiducia per tutto l'esecutivo.