I costi per realizzare la Tav Torino-Lione sarebbero altissimi e ingiustificati. L’opera è dunque bocciata. È quanto emerge dalle 8 pagine di dossier consegnato al ministero dei Trasporti il 9 gennaio scorso. Il presidente della commissione costi-benefici, il professor Marco Ponti, ha fisicamente depositato la relazione nelle mani del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, esprimendo anche il suo giudizio negativo.
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Le due ragioni della bocciatura della Tav
Ma perché la Tav va bloccata? La prima ragione riguarda il flusso del traffico merci previsto. Numeri che - sottolinea Il Messaggero - “sono in contrasto con quelli di altri centri studi, Bocconi in primis”. Per gli esperti di Ponti l’interscambio tra Italia e Francia sarebbe in calo, da qui la “non necessità di puntare sulla nuova linea ferroviaria”, ma di focalizzare l’attenzione solo su quella stradale, più che “adeguata a supportare i commerci tra i due Paesi”.
Il flusso veicolare su terra è però ormai congestionato, visto che l’83% delle merci viene trasportata via strada, con oltre 3,5 milioni di veicoli pesanti che attraversano il confine. Solo il restante 17% transita via ferrovia, ma non perché non esista una domanda, come sostiene la commissione del Mit, ma perché, a giudizio dell’Osservatorio sulla Tav e di altri centri studi, non “esiste più una ferrovia che risponda alle esigenze del mercato”.
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La commissione del Mit sottolinea del resto che la vecchia linea del Frejus - quella che la Tav dovrebbe sostituire - ha perso in 20 anni il 70% del traffico dei volumi trasportati e sta ulteriormente calando. Per Ponti questo dato rileva “l’anti economicità del trasporto via ferro”. E impone quindi lo stop all’opera. In quanto i costi per completarla non sarebbero ripagati da un aumento del traffico.
Ma c’è anche un’altra ragione, aggiunge Il Messaggero: puntare sulla nuova linea ferroviaria penalizzando l’autostrada, farebbe calare il gettito delle accise sul gasolio e i pedaggi, recando un grave danno all’erario. In sostanza, spiega la commissione, i 4,7 miliardi di euro per finire la tratta non sarebbero compensati, neanche nel lungo termine.
Ponti: “Non visito cantieri, faccio i conti”
“Il cantiere della Tav è diventato una passerella, una passerella che trovo squallida. Ma non mi riguarda, io sono solo un contafagioli”: si è definito così, in un’intervista a Repubblica, il professor Ponti. Le passerelle - dice il presidente della commissione costi-benefici - “aumentano solo l’emotività, il caso mediatico, le posizioni ideologiche distogliendo l’attenzione dai numeri”. Quanto all’opera “Non è necessario” vederla di persona.
“Le ripeto. Sono un contafagioli. E, detto in una battuta, non distinguerei un cantiere da una portaerei”. Di cantieri “ne ho visti tanti, oltre a essere ordinario di Economia ho anche una laurea in Architettura. Se dovessi vedere tutte le opere che valuto sarei sempre in giro per il mondo. Per di più il cantiere della Torino-Lione è piccolo, mediocre. Lavoro sui numeri. Mi basta”.
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