Aggiornato alle ore 13,30 del 7 agosto 2019.
L'Aula del Senato ha bocciato la mozione M5s contraria alla realizzazione della Tav con 181 voti contrari. Hanno votato a favore 110 senatori. Il Movimento 5 stelle conta 107 senatori, quindi sono 3 in voti in più a sostegno della mozione pentastellata. La mozione del Pd, tre righe secche per dire sì alla Torino-Lione, è stata approvata con 180 voti favorevoli. La Lega, come preannunciato, ha votato a favore. I voti contrari sono stati 110.
Subito dopo le votazioni sulle mozioni sulla Tav Luigi Di Maio ha abbandonato l'Aula del Senato senza rivolgere uno sguardo a Matteo Salvini che è invece rimasto seduto ai banchi del governo circondato da molti esponenti della Lega.
Cronaca di una seduta drammatica per il governo
Non solo la maggioranza gialloverde si era presentata divisa all'appuntamento al Senato sul voto sulle mozioni sulla Tav. Ma è il governo stesso a spaccarsi e in maniera ufficiale: quando l'esecutivo è chiamato a esprimere il proprio parere sulle mozioni, quella per il no alla Tav dei 5 stelle e le altre delle opposizioni a favore dell'opera, il viceministro all'Economia, il leghista Massimo Garavaglia, invita tutti a votare per il sì alla Torino-Lione.
Subito dopo, prende la parola il sottosegretario pentastellato Vincenzo Santangelo, che invece si rimette alle decisioni dell'Aula. Due posizioni nettamente differenti che fanno subito dire alle forze di minoranza, dal Pd a Forza Italia passando per FdI, che il governo deve dimettersi, perché non ha più la maggioranza.
La spaccatura diventa ancor più evidente sui tabelloni elettronici del Senato: le lucine poste davanti ai banchi dell'esecutivo nell'emiciclo, che si accendono per rendere palese il voto, si colorano di rosso e di verde a seconda delle mozioni da votare. Ed ecco comparire il colore rosso davanti ai banchi dei ministri leghisti quando si vota la mozione M5s, mentre si accende il verde davanti alle postazioni dei ministri pentastellati.
L'immagine si ripete, ma a colori invertiti, quando si votano tutte le altre mozioni a sostegno della Tav. E così, al Senato va in scena la prima vera 'crisi' parlamentare dell'alleanza gialloverde, con una maggioranza alternativa composta da Lega e forze di opposizione - tranne Leu - che votano sì mentre i 5 stelle restano da soli a votare contro le mozioni pro-Tav e a favore della propria mozione.
Per tutta la mattina si susseguono 'fotografie' che certificano la spaccatura netta tra i due alleati di governo: i leghisti applaudono gli interventi in Aula a favore dell'opera Torino-Lione, i pentastellati invece li criticano duramente. Poi è la volta del capogruppo leghista, Massimiliano Romeo, prendere la parola, e non fare sconti: "Chi vota contro la Tav si assume la responsabilità delle conseguenze che ci saranno nei prossimi giorni".
Messaggio chiaro di avvertimento lanciato ai 5 stelle. Che replicano: nessuna conseguenza, "siamo una Repubblica parlamentare e non un premierato". Insomma, di fronte alla Lega che vuole inchiodarli al muro, perché votando no alla Tav di fatto sfiduciano il premier Giuseppe Conte, i 5 stelle tentando i circoscrivere entro i confini del Parlamento il voto odierno.
Chi non ha dubbi sulla crisi già in atto è il Pd: "Conte vada immediatamente al Quirinale, non ha più la maggioranza". Anche per Forza Italia la maggioranza M5s-Lega "non esiste più", afferma la capogruppo alla Camera Mariastella Gelmini. Stessa linea per FdI.