La Lega auspica che sia un vertice 'risolutivo', che sulla Tav arrivi una soluzione chiara e definitiva. Per il partito di via Bellerio l'Alta velocità è un punto dirimente, non si può tornare indietro. Ma il vertice di domani a palazzo Chigi potrebbe essere un altro 'step' per aprire una nuova fase istruttoria in attesa di una sintesi da trovare nel governo nei prossimi giorni.
Domani in ogni caso il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, riceverà i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini e il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli. La Lega punta proprio sulla mediazione del premier affinché sia lui a sbrogliare la matassa. Del resto Conte si è intestato la trattativa nell'esecutivo anche se la linea del Movimento 5 stelle è 'tranchant': "È un progetto di 20 anni fa, parliamo di futuro".
La strada del compromesso potrebbe passare attraverso l'ok all'avvio dei bandi di gara. Telt - la società per metà francese e metà italiana responsabile della realizzazione dell'opera - terrà il Cda l'11 marzo. Potrebbe arrivare così una decisione 'tecnica', ovvero quella di non bloccare i bandi anche per non perdere i 300 milioni di finanziamenti Ue e incappare in eventuali ritorsioni da parte delle istituzioni europee e della Francia. L''exit strategy' potrebbe essere sostanzialmente quella di rinviare la decisione politica. Ovvero prendere tempo - circa 6 mesi - per studiare il dossier con Parigi e Bruxelles e prevedere la possibilità anche di bloccare l'opera. "Se i bandi dovessero partire partirebbero con 6 mesi di manifestazione di interesse. Una scelta che ti dà ancora margini di poter discutere", ha sottolineato oggi Luca Carabetta, deputato del M5s.
E Zingaretti va da Chiamparino
Intanto le opposizioni continuano ad attaccare il governo. Nicola Zingaretti, segretario in pectore del Pd, è andato in Piemonte per sostenere la campagna del governatore Sergio Chiamparino. "Sarebbe criminale bloccare i bandi per centinaia di milioni", ha osservato. "Con calma eh, il Paese attende che diciate sì", osserva l'azzurra Mara Carfagna, "domani vogliamo un sì o un no", rilancia Licia Ronzulli sempre di FI. Mentre M5s ribadisce il suo no alla Torino-Lione, con il vicepremier Di Maio che che ha scelto la linea del 'low profile' in questa fase, il ministro dell'Interno ha confermato l'intenzione di non cedere: "Spero che prevalga il buonsenso", ha sottolineato.
Salvini andrà all'incontro in programma domani con Conte, Di Maio e Toninelli - viene riferito da fonti leghiste - e si porrà in "posizione di ascolto". "Spetta a loro avanzare proposte, io sono tranquillo ma determinato nel ribadire la posizione della Lega a favore della Tav: non può essere il governo a bloccare le grandi opere", ha spiegato il segretario della Lega a chi ha avuto modo di parlare con lui nella giornata di oggi.
I leghisti credono comunque nella possibilità che sul dossier possa essere trovata una soluzione di compromesso con il M5s. Sostengono la proposta di 'mini Tav', o comunque di ridimensionamento, illustrata più volte dal sottosegretario alle Infrastrutture, Edoardo Rixi. Ma sono aperti ad altre proposte, non hanno pregiudizi, a patto che - viene sottolineato - siano progetti "credibili e realizzabili". L'auspicio del vicepremier della Lega, che però sembra condiviso anche dai 5 stelle, è di arrivare a una soluzione prima della scadenza dei bandi Telt, fissata per l'11 marzo.
Il M5s sta già corteggiando i dem?
Le divisioni all'interno dell'esecutivo riguardano anche il tema dell'autonomia. Il segretario del partito di via Bellerio ha scelto oggi toni concilianti: "Tutto è migliorabile, aspettiamo il Colle", ha osservato. Ma c'è malessere tra diversi 'big' della Lega per il freno tirato dal Movimento 5 stelle. Non ci dovrebbe essere alcun problema, invece, per la legittima difesa. "L'accordo è chiuso, entro marzo sarà legge", la rassicurazione del responsabile del Viminale.
Nella Lega intanto c'è chi guarda con sospetto alle manovre nell'ala pentastellata che fa riferimento al presidente della Camera, Fico che oggi da Mosca ha elogiato la partecipazione alle primarie del Pd. E pure tra i 'governisti' pentastellati c'è il timore che una parte dell'elettorato si sia spostato sulla sponda dem. Anche per questo motivo Di Maio oggi ha lanciato la sfida al presidente della Regione Lazio affinché il Nazareno converga sulla proposta M5s sul salario minimo.