Ok al 'lodo Conte' che ha rinviato la decisione finale sul caso Tav di sei mesi, ma nel Movimento 5 Stelle i mal di pancia restano: serviva 'più coraggio', viene spiegato.
All'assemblea congiunta dei parlamentari, che si è tenuta la settimana scorsa, sia il capo politico, Luigi Di Maio che il ministro per le Infrastrutture, Danilo Toninelli si sono schierati per il no alla grande opera, una battaglia 'identitaria' per il Movimento. Ma di fatto, alla fine, spiega un esponente dell'ala dura, ha vinto il leader della Lega in questa partita, anche se siamo riusciti a rinviare i bandi di gara per la tratta italiana.
Era in quella sede, viene spiegato, che i 'big' pentastellati avrebbero dovuto tenere il punto sapendo che Salvini non avrebbe fatto precipitare la situazione fino a una crisi di governo. La questione, però, è solo rinviata. In politica - osserva una fonte M5s - il momento giusto va sfruttato affrontando le proprie responsabilità: la partita resta, però, ancora aperta. Le posizioni nella maggioranza restano distanti e non mancano ancora gli interrogativi sulla partita che, per il nostro Paese, si vorrebbe posticipata a dopo le elezioni europee.
Fonti qualificate del M5s non solo sottolineano che si tratta di una battaglia "ideologica" vista la spesa di circa quattro miliardi a fonte degli oltre 130 in cantiere per tutte le infrastrutture, ma pongono una domanda: 'è sicuro che la partita sia fra M5s e Lega? E non, invece, fra Lega e Lega?'.
Dunque fra i governatori del Nord che fanno pressing sul leader del Carroccio, puntando su una questione specifica, la Tav, per una posta più alta: convincere Salvini a 'mollare M5s' in vista di un rientro nel senso del centrodestra o, in futuro, chissà, di una interlocuzione con il nuovo Pd.