La Lega continua ad appellarsi al contratto, giusto rivedere il progetto ma l’opera, anche se corretta e riveduta, per Salvini e gli altri ‘big’ del partito di via Bellerio va fatta ad ogni costo. Sia per inviare un messaggio agli investitori e agli altri Paesi, sia per dimostrare agli italiani che non si possono bloccare le infrastrutture.
Il ‘refrain’ è sempre lo stesso ma il nodo non è stato sciolto. Si dovrà attendere il vertice della prossima settimana con la base del Movimento 5 stelle in ebollizione per capire quale sarà la mossa del governo.
Oggi il premier Giuseppe Conte ha smentito che ci sia stata una apertura sulla cosiddetta ‘mini-Tav’. Il Movimento non potrebbe accettare una soluzione di questo tipo, anche se l’’exit strategy’ al momento potrebbe essere quella di prendere tempo, far partire i bandi di gara di Telt per poi avere la possibilità di ridiscutere l’opera.
Di Maio non ne parla da giorni
"E' un investimento importante, magari si può valutare un impatto minore. Alcune cose in fase di progettazioni sono state esagerate", ha spiegato il sottosegretario Giorgetti. Sul sì alla infrastruttura si è posizionato da tempo anche il ministro dell’Economia, Tria ma non così il responsabile del dicastero delle Infrastrutture e dei Trasporti Toninelli.
Da qualche giorno evita di parlarne invece il vicepremier Di Maio. Fonti parlamentari riferiscono che il ministro del Lavoro e dello Sviluppo non chiuderebbe la porta ad una rivisitazione futura del progetto, riducendo di molto i costi, ma ufficialmente la linea resta quella del no. Per un’opera – questa la tesi – inutile e dannosa.
La Lega, però, non intende fare passi indietro. Disponibile ad allungare un po’ i tempi sull’Autonomia – “Se farla prima o dopo le Europee non importa, l’importante è fare bene”, viene ripetuto – ma sulla Torino-Lione si aspetta a stretto giro un segnale. Soprattutto da parte del presidente del Consiglio. Il precedente è quello del via libera al Tap.
Non perdere i finanziamenti
“Ora occorre che prenda la stessa decisione per il bene del Paese”, spiega un ‘big’ del partito di via Bellerio. L’intenzione è quella di respingere la mozione di sfiducia portata avanti dal Pd contro il ministro Toninelli. Qualora tutte le forze politiche la firmassero la mozione approderebbe in tempi brevi nell'Aula del Senato dove i numeri sono più ballerini. Per la Lega è un’operazione che diventerà “un boomerang” per i dem.
“Così possono rafforzarlo ancora di più”, il ragionamento. Ma - aggiunge un 'big' della Lega - la direzione prevede che partano i bandi di gara, per non perdere i 300 milioni di finanziamento e finire nel mirino della Francia e dell’Europa.