Il giorno dopo la pubblicazione dell'analisi costi-benefici che boccia la Tav, il M5s è solo nella difesa del professor Marco Guido Ponti, il capo della Commissione del Ministero dei Trasporti che ha prodotto lo studio. Le contestazioni arrivano dall'alleato leghista come dalle opposizioni, dai diversi fact-checking pubblicati dai media come dalla Francia, che ritiene l'analisi "straordinariamente di parte". E riguardono sia il merito (ancor prima di esaminare le carte, Matteo Salvini afferma di "restare della sua idea": la Tav si deve fare) che il metodo.
Dai costi alle penali, cosa non torna
Le incongruenze segnalate si sprecano. Una delle più clamorose, leggiamo su La Stampa, riguarda i costi: dei 5,7 miliardi di euro a carico dell'Italia non vengono considerati i 3,4 miliardi di finanziamento europeo e "gran parte della zavorra economica deriverebbe dal minor gettito fiscale da carburante e dai pedaggi". Discutibile anche la stima sui costi del blocco dell'opera, secondo l'analisi di Ponti la scelta più conveniente. "L'Italia dovrebbe sborsare circa 2 miliardi per pagare le penali alle imprese, alla Francia e all’Ue e 1,8 miliardi per mettere in sicurezza le gallerie già realizzate e la linea storica", scrive il Corriere, "tenendo conto che completare il tunnel costa all’Italia circa 3 miliardi, fermare i lavori comporterà al Paese una spesa maggiore".
"Inoltre i 2,5 miliardi di euro disponibili per l’opera, stanziati già nella finanziaria 2012, sono vincolati. Non potranno essere spostati su altri progetti", leggiamo ancora sul quotidiano di via Solferino, "non solo. Per rescindere il trattato internazionale che regola la Tav, oltre che un voto parlamentare servirà anche la copertura economica, che sulla base delle analisi del gruppo-Ponti e di quella giuridica, supera i 3.8 miliardi. Per chiudere, quindi, servirebbe un ulteriore esborso di 1,3 miliardi. Mentre per finire, invece, servirebbero «solo» altri 500 milioni oltre a quelli già accantonati".
"Nessun atteggiamento ideologico", si difende Ponti
Il professor Ponti, in audizione in commissione Trasporti alla Camera, ammette che l'analisi "non è perfetta" ed è "manipolabile". "Ad esempio sui parametri di ingresso", spiega, "ma altri metodi sono molto più manipolabili e infatti non sono usati". "Potrei elencare mille difetti, tra cui l'eventuale marginalità e l'assunzione di mercati perfetti a valle. Però è sicuramente lo strumento migliore", prosegue, "noi riteniamo comunque che fare i conti, con tutti i difetti che possono avere, è meglio di agire per ideologia". Un ribaltamento dell'accusa che sta venendo mossa all'analisi, quindi.
Ponti è stato accusato di essere di parte per aver espresso in passato la sua contrarietà all'infrastruttura. "Non credo che ci sia stato nessun atteggiamento ideologico da parte della Commissione", replica, "se in passato abbiamo espresso certe posizioni era perché erano i numeri che parlavano questo linguaggio. Se vedevo numeri diversi diventavo pro Tav sfegatato", ha aggiunto sottolineando che il progetto Tav "ha sofferto di un carico ideologico molto elevato in questi mesi" e parlando di una "completa continuità con quanto fatto con il ministro precedente".
E ancora: "Si è molto parlato della neutralità di questo gruppo di lavoro, perché dicono che molti si sono già espressi contro la Tav. Il motivo per cui ci siamo espressi? È come quando un medico vede un quadro clinico di un paziente che viene con radiografie e lo vede come molto ammalato, quel medico deve dire che è molto ammalato".
Parla il dissidente della commissione
Il professor Pierluigi Coppola, l'unico membro della commissione che non ha sottoscritto l'analisi costi-benefici sulla Tav, ha spiegato in un'intervista al Corriere della Sera di non aver condiviso "la metodologia utilizzata" e di averlo fatto presente in una nota consegnata al ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture.
C'è stato "un assemblaggio di approcci diversi", ha lamentato Coppola, "in alcuni punti si seguono le linee guida della Commissione europea poi si passa a un altro approccio molto più inusuale", ha spiegato, lamentando che questo "si discosta molto dalle linee guida adottate da tutti i Paesi europei sulle analisi costi-benefici e da quelle italiane che riguardano la valutazione degli investimenti pubblici". È stato usato "il metodo del professor Ponti", ha concluso. "Abbiamo alcuni premi Nobel che ci sostengono quindi forse non è il metodo Ponti", è la controreplica dell'interessato.