In un’intervista al Corriere della Sera si dice “addolorato” il costituzionalista Massimo Luciani, perché la prima cosa che colpisce nell’operazione taglio dei parlamentari “è l’assenza di qualsivoglia analisi di impatto di questa riforma”. Ovverosia, prosegui il costituzionalista, “il risparmio mi sembra risibile rispetto alla posta in gioco” mentre “l’annunciata maggiore efficienza delle Camere non poggia su alcun elemento probatorio”.
Una riforma malfunzionante senza i correttivi
Facendo un po’ di calcoli, infatti, Luciani si chiede “perché 400 deputati e, per esempio, non 580? Perché 200 senatori e non 290?”. E aggiunge: “È vero che negli Usa si eleggono solo 100 senatori ma in quel sistema gli eletti alla fine sono satrapi: siamo sicuri di volere questo?” Per questo motivo la riforma rischia di essere “ancor più appannaggio di una élite”.
Luciani, premette che come conseguenza di questa riforma, occorre mettere mano alla Costituzione, alla legge elettorale e ai regolamenti parlamentari, teme fortemente che “se per caso il governo dovesse cadere, esiste il rischio concreto di rimanere appesi a una riforma che, per ammissione dei suoi stessi sostenitori, sarebbe malfunzionante senza i correttivi”.
La posizione su proporzionale e fiducia al Parlamento
E per evitare sorprese consiglia il “pacchetto” di riforme venga varato “in un’unica soluzione”. Serve all’Italia una legge elettorale proporzionale? Per tutta risposta, il costituzionalista afferma di essere “da sempre” favorevole al proporzionale “ma con correttivi” mentre finora si è discusso “ben poco di queste variabili che non sono secondarie”.
Da punto di vista tecnico, Luciani non vede nemmeno molto favorevolmente la fiducia al Parlamento in seduta comune, perché trattasi di “un meccanismo che non avrebbe alcuna possibilità di funzionare” in quanto alla fin fine “dovrebbe pur sempre convivere con la Camera in cui è debole”. Sicché, chiosa, il governo “dovrebbe ricorrere sempre a quella grave forzatura che è la questione di fiducia o dovrebbe correre gravi rischi”.
Effetto di indebolimento
E uno di questi rischi, si può star certi, è che “alla prima occasione, quella Camera gliela farebbe pagare cara”. Con un paradosso, “si vuole la stabilità, ma in realtà o si indebolisce il governo o si mortifica ulteriormente il Parlamento”. Ma sono davvero troppi i parlamentari italiani? Secondo Luciani “con le Camere ridotte il rapporto tra popolazione ed eletti sarebbe più basso rispetto alla Francia, alla Gran Bretagna e alla Germania” e se poi si dovesse estendere il voto ai sedicenni “di cui sorprendentemente si parla, si ridurrebbe ancora”.