"Sarò comunque in campo". La premessa che Berlusconi continua a ripetere è il segnale che il Cavaliere da tempo si muove anche nella prospettiva che possa non essere candidabile. Ma è chiaro che la battaglia che si giocherà domani alla Corte di Strasburgo sul ricorso riguardante la legge Severino è attesa in tutto il centrodestra e non solo. "Spero che la sentenza arrivi prima delle elezioni", dice l'ex presidente del Consiglio. Perché - sottolineano fonti azzurre - la carta della candidatura con riserva, ovvero presentare la domanda nei cinque collegi, verrà giocata solo nel caso di un pronunciamento della Corte dei diritti dell'uomo.
Renzi non è un avversario temibile
È chiaro che i tempi saranno molto lunghi, ma se Strasburgo si dovesse esprimere prima delle urne sarebbe più facile per i legali del Cavaliere ottenere la possibilità di presentarsi alle elezioni. I legali dell'ex premier, dicono in FI, hanno preparato circa 40 contro deduzioni per controbattere le posizioni dei rappresentanti del governo italiano che difendono la legge Severino. Nell'attesa, Berlusconi è pienamente impegnato in una campagna elettorale che si preannuncia lunga. E per il cavaliere l'avversario da battere è il Movimento 5 Stelle e non "il Pd di Renzi: non può essere un argine efficace perché rappresenta la continuità con governi che non sono riusciti a fare uscire l'Italia dalla crisi". Questo a pochi minuti dalla "sfida" lanciata dal segretario dem che si è augurato di poter sfidare Berlusconi nello stesso collegio. Insomma, per il presidente di Forza Italia, Renzi non è un avversario temibile. I Cinque Stelle, al contrario, sono un "pericolo reale", rischiano cioè di vincere le prossime elezioni, se qualcuno non riuscirà a convincere gli italiani a far cambiare rotta all'Italia.
Il Movimento vive di invidia
E l'unico timoniere in grado di riuscire nell'impresa, non è altri che lui: "Solo io posso convincere gli elettori", dice in una intervista radiofonica stigmatizzando il "programma di governo" dei Cinque Stelle tutto "tasse e giochi sulle aliquote" a scapito dei ceti medi e degli imprenditori verso i quali, è sicuro il cavaliere, Di Maio e gli altri nutrono "invidia". Per questo è tornato in campo a distanza di 24 anni dalla prima volta: "l'ho fatto per lo stesso senso di responsabilità che mi ha portato a scendere in campo nel 1994". Allora, il rischio era che i comunisti prendessero il potere in Italia. Oggi la minaccia è impersonata dai grillini e dai populisti. A questa seconda categoria è estraneo, sottolinea Berlusconi, il centrodestra che è "una forza pragmatica" capace di risolvere i problemi. Dai flussi migratori alla crisi di "prestigio internazionale" che si e' materializzata anche con l'esclusione di Milano nella corsa all'Ema. Sul primo punto, Berlusconi sembra bacchettare Salvini quando il leader del Carroccio individua nell'eccesso di calciatori stranieri la causa della crisi dello sport nazionale.
Si guardi al suo Milan, quello di Gullit e Van Basten, dice Berlusconi, ricco di "campioni stranieri affiancati da talenti nazionali". La ricetta per fare fronte alle cirsi migratorie è sempre la stesa: "Aiutiamoli a casa loro", anche se il cavaliere si spinge a immaginare un Piano Marshall per i Paesi africani dai quali proviene il grosso dei migranti: i paesi economicamente più forti, spiega ancora a Radio 105, dovrebbero mettere insieme le risorse per questo piano che permetta a chi sente "il dovere di arrivare in Italia per vivere come noi" di rimanere a casa sua e "partecipare alla crescita del proprio Paese". E se dovesse servire una sponda internazionale per realizzare questo piano, Berlusconi può sempre spendere il nome di Vladimir Putin, "il più grande leader mondiale", come lo definisce quando gli viene chiesto se abbia parlato con il presidente Russo dell'esclusione dell'Italia dai mondiali: "Questi colloqui devono rimanere riservati", chiosa - sibillino - Berlusconi.