Avrebbe compiuto 90 anni oggi Sergio Leone, uno dei più importanti cineasti del nostro cinema. Ma sarebbe riduttivo pensare a Leone come stratega di un nuovo tipo di linguaggio cinematografico riferito esclusivamente ai confini italiani. Non sono i riconoscimenti a fare di un regista un maestro, questo la storia del cinema ce lo ha insegnato bene ormai, tant’è che Sergio Leone di riconoscimenti ne ha avuti pochissimi: due David di Donatello e un Nastro d’Argento. Niente di più.
E non è nemmeno la quantità di film a trasformare il tuo lavoro in chissà quale opera illuminante per chi un giorno vorrà affrontare la tua stessa strada, perché anche in quel caso di materiale ce n’è poco; Leone infatti girò, come regista e sceneggiatore, appena sette film. Il punto è riuscire a raccontare ciò che desideri sviluppando immediatamente uno stile del tutto riconoscibile; unico, diremmo, nel caso di Sergio Leone, ed è questo che fa di lui un maestro assoluto e i suoi film vero e proprio patrimonio dell’umanità tutta. Da “Il colosso di Rodi” del 1961 a “C’era una volta in America”, del 1984, passando per gli spaghetti western in stile “Il buono, il brutto e il cattivo” (1966).
Ecco, il western, un genere che Sergio Leone ha preso e nobilitato, reso epico e immortale. Solo grazie ad uno stile ben preciso, come dicevamo, è possibile diventare un grande del cinema. In tempi moderni uno dei più “stilosi” registi è certamente Quentin Tarantino, che questa lezione l’ha imparata bene; molte delle critiche arrivate per il suo ultimo lavoro “C’era una volta…a Hollywood” (citazione abbastanza esplicita alle opere del collega italiano) puntano il dito proprio su questo aspetto: un film del tutto diverso da quelli proposti finora dal regista di Knoxville.
Che sia vero o falso importa poco, ma ciò che sappiamo per certo è che Tarantino ha imparato proprio da Sergio Leone a mettere la firma su un film, cosa che, è ovvio, fa la differenza. La passione di Tarantino per il cinema italiano, in particolare spaghetti western e commedia scollacciata, non è un segreto. Qualche mese fa però ha deciso di mettere nero su bianco la sua passione per il maestro Leone, in occasione dell’uscita del saggio di Christopher Frayling “Once Upon a Time in the West: Shooting a Masterpiece” in cui definisce l'opera di Leone "ciò che mi ha convinto a diventare regista e mi ha mostrato come un regista fa ciò che fa". È stata quasi una scuola di regia in un film - prosegue Tarantino - Illustra come lasciare il segno facendo il regista, come realizzare un'opera personale. Mi ha catturato e mi ha fatto pensare 'Questo è il modo in cui va fatto'. Leone ha creato un'estetica nella mia mente".
Come riprende il sito specializzato movieplayer.it “Quentin Tarantino spiega come l'uso di Sergio Leone del realismo e della violenza è stato fondante per la sua poetica. Il modo in cui Leone presenta la violenza ha avuto un effetto diretto su di lui: "La combinazione di surrealismo e violenza è fondante. Oggi i suoi film non sembrano molto violenti, ma all'epoca lo erano perché non prendevano la cosa sul serio, gli italiani ridevano della violenza in film che la trattavano con energia e vitalità".
Altro aspetto del cinema di Leone sul quale Tarantino ci tiene a soffermarsi è naturalmente l’utilizzo della musica, aspetto dei film che il regista italiano, in combutta con Ennio Morricone, ha totalmente rivoluzionato: “Prima di lui veniva utilizzata solo per scene brevi, ma il modo in cui montiamo la musica oggi deriva da lui. Prendiamo canzoni rock montando la scena sul ritmo della canzone. Tutto è cominciato con Leone ed Ennio Morricone, soprattutto con Il buono, il brutto, il cattivo”. E conclude, senza mezzi termini: “Dal mio punto di vista, Sergio Leone è il più grande di tutti i registi italiani. E' la più grande combinazione tra stile e narrazione, due aspetti del cinema che non sono quasi mai andati di pari passo. E' stato un grande esteta, e lo ha fatto usando il genere, ha prestato attenzione alle regole del genere mentre le infrangeva costantemente per dare il pubblico western meravigliosi. Leone ha creato la regia moderna, perciò non andate oltre, partite da lui”.